CORSERA (A. BOCCI) - In attesa dell’incrocio tra Filippo Inzaghi e Roberto Mancini, che tra una settimana riaccenderà l’orgoglio milanese nel derby, San Siro si illumina per il vecchio nemico Antonio Conte, ieri allenatore della Juve e ora uno di noi. Stasera, pioggia permettendo, si gioca Italia-Croazia, la partita al tempo stesso più affascinante e inquietante del girone europeo, il vero banco di prova per la Nazionale dopo il disastro brasiliano e la successiva rapida risalita, frutto di quattro vittorie in altrettante partite. «Sono curioso di vedere come andrà a finire, loro sono due gradini sopra la Norvegia. L’Italia deve rispondere alla sua storia e convincere tutti noi che esiste ancora», si interroga il capitano Buffon.
Conte stasera può vincere la quinta partita di fila e centrare un record che non vale niente, ma fa gonfiare il petto: soltanto Edmondo Fabbri e Azeglio Vicini ci sono riusciti prima di lui. Ma, ne siamo certi, la possibilità di entrare nella storia per questo traguardo parziale non infervora più di tanto il tecnico azzurro. A preoccuparlo, e a stimolarlo al tempo stesso, è la valenza dell’umido incrocio milanese. Perché la Croazia in questo momento ha valori tecnici superiori ai nostri, gli stessi punti nel girone (con la difesa imbattuta) ed è appena tre posizioni indietro (14 contro 11) nel ranking Fifa. Inoltre, non riusciamo a metterla sotto da 72 anni, storia vecchia, vecchissima, dopodiché solo amarezze, sconfitte buie e pareggi affannosi. E stasera, se possibile, sarà ancora più difficile. L’Italia, già piegata dall’invasione straniera, è falcidiata da infortuni e squalifiche. Senza Bonucci, Pirlo e Giuseppe Rossi manca l’interprete migliore in ciascun reparto, ma i confini dell’emergenza si sono allargati giorno dopo giorno.
Ieri, prima del viaggio a Milano, abbiamo perso Ogbonna e Balotelli. E se l’assenza di Mario, ormai relegato a giocatore ordinario, non complica i piani di Conte che tanto non lo avrebbe fatto giocare, quella del difensore juventino costringe il c.t. all’annunciata rivisitazione in due reparti. Darmian arretra sul centro destra della difesa a tre (come contro Malta), De Sciglio trasloca sulla corsia destra del centrocampo a cinque dove a sinistra gioca Pasqual. De Rossi fa 100 in azzurro da regista basso, Candreva e Marchisio sono gli interni con licenza di attaccare la profondità, Immobile e Zaza le punte.
Conte è pronto per la partita più difficile, contro una Croazia giovane, solida e talentuosa. «Sarà una sfida diversa da quelle con Azerbaigian e Malta e sono certo che saremo all’altezza. Vale tanto, vale il primato del girone, ma non dico che il risultato viene prima del gioco. Non bisogna per forza fare tre punti per essere soddisfatti. Mi aspetto una grande prestazione. Vogliamo che il Paese sia orgoglioso di noi». E a De Rossi, che vuole vincere l’Europeo, Conte consiglia prudenza: «Facciamo un passo alla volta. Non dimentichiamoci che veniamo dal fallimento Mondiale e che la strada verso la gloria è lunga». La ricetta per mettere sotto gli ostici avversari è semplice. «Ragioniamo e vinciamo da squadra, senza cercare la giocata del singolo e senza dimenticare la nostra idea di gioco. Soprattutto senza farci irretire dal loro possesso palla». Conte da allenatore a Milano ha perso solo una volta contro il Milan, è un buon segno. Come l’affluenza del pubblico. Sono previsti 70 mila spettatori (6 mila croati) nonostante la pioggia che ieri non ha dato respiro e che, se non dovesse attenuarsi, mette a repentaglio la partita. Anche l’amichevole di martedì sera a Genova contro l’Albania è a rischio, una decisione sarà presa oggi dal prefetto del capoluogo ligure. Stasera, invece, si dovrebbe giocare. Luci a San Siro in attesa del derby.