GASPORT (A. PUGLIESE / M. CALABRESI) - La chiacchierata con Andrea Milesi, che a San Pellegrino Terme abitava nello stesso palazzo e di Davide Astori è stato compagno di banco per anni, finisce con l’aneddoto più curioso: «Ma lo sa che Davide, alle superiori, ebbe un debito in educazione fisica?». Ma come? Un ragazzo che il Milan aveva già scelto per il proprio settore giovanile, rimandato nella materia sportiva? «Il professore non capiva niente». Chissà se quel professore, sabato, sarà allo stadio a vedere Atalanta-Roma e si ricorderà di quel ragazzo, che per diventare calciatore si è dovuto trasferire a Cagliari, che con la bergamasca ci azzecca poco. Di sicuro, ci saranno gli amici di San Pellegrino, dove Astori non è nato solo perché l’ospedale è poco più in là (a San Giovanni Bianco): lì c’è la sua prima squadra.
ORGOGLIO Ma lì durò poco: «Era troppo più bravo dei compagni – ricorda Stefano Tassis, direttore sportivo del San Pellegrino nonché assessore allo sport del comune, che lo ha premiato per l’esordio in Nazionale –. Per questo, quando gli si presentò l’opportunità di crescere, non potemmo impedirglielo. Siamo fieri di un ragazzo e di un giocatore così: non si è mai montato la testa». Dal San Pellegrino (dove Marco, uno dei due fratelli, ha giocato per 20 anni) al Ponte San Pietro, società affiliata con il Milan: infine, il salto in rossonero, che gli ha cambiato la vita. Pendolare, prima di cambiare casa e abitudini, ma non amici. Dal cortile del condominio all’oratorio, dove le porte erano nient’altro che i pali di sostegno dei canestri del campo da basket, fino alla Serie A. «Qualsiasi partita, Davide la giocava alla morte — ancora l’amico —. Piuttosto che perdere, si sarebbe rotto l’osso del collo. Ha la testa dura: una delle qualità che gli ha permesso di arrivare alla Roma».
GLI SCHERZI A SCUOLA All’istituto David Maria Turoldo di Zogno «si faceva casino, come in tutte le scuole», ogni volta che Davide e Andrea erano vicini di banco «era nota sicura»: «Un giorno, alle medie, chiudemmo un compagno in un armadio: i professori ci misero parecchio a trovarlo…». Scherzi da cambio dell’ora: «Ma Davide era uno che studiava pure: nonostante gli impegni con il calcio crescessero, la famiglia ha sempre voluto che andasse bene a scuola». Il padre, Renato, ha una piccola impresa; la mamma, Anna, un negozio specializzato nella vendita di indumenti di lana: tutti e due hanno mantenuto l’attività, solo tra qualche anno si godranno la pensione. Lavorano anche i due fratelli: Marco, il più grande, fa il geometra, Bruno, il medio, è architetto; Davide, il più piccolo, studiava da geometra. «E la mia passione per il design è nata proprio per questa vocazione di famiglia — ha confessato ieri Astori a Roma Radio —. Nei ritiri, portando alcuni giornali, ho iniziato ad avere la passione per oggetti e design. Ora è il momento del “pulciaro”: mi piace anche andare per mercatini e comprare oggetti antichi». Quello di San Pellegrino Terme, a novembre, c’è tre volte, ma non in questo weekend: Astori, comunque, a casa non passerà, visto che la Roma da domenica sarà già a Mosca. Tornerà per Natale: sabato, lui non vedrà nessuno, ma tutti vedranno lui. Tiferanno Atalanta, ma soprattutto tiferanno Davide, difensore della Roma e della Nazionale, ma che a San Pellegrino ebbe il debito in educazione fisica.