LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Dai cori di discriminazione alle molotov, il tifo violento rialza la testa e torna a far paura. Un weekend segnato da scontri scientifici e feroci rievoca fatti che negli stadi non sembrano passare mai di moda. Storie di guerriglia e assalti ultrà, di violenza gratuita senza un pretesto che possa averla innescata. Chiodi e bulloni nelle bombe carta di Bergamo dopo Atalanta-Roma, addirittura una molotov fuori dall’Olimpico prima di Lazio-Juventus. C’è chi parla persino di infiltrazioni di ultrà del Cska Sofia sabato scorso tra i laziali, che farebbero temere il rischio di una nuova tendenza: colpire in Italia dove le norme e la loro applicazione fanno meno paura.
Bersaglio della nuova ondata di guerriglia stradaiola non una tifoseria rivale, ma le forze dell’ordine. La recrudescenza dei fenomeni di violenza da stadio deflagra improvvisamente, quasi a voler riaffermare l’identità del tifo degenerato: da troppo tempo la parola ultras era sparita dalle cronache, cancellata insieme alle norme che depenalizzavano i cori discriminatori togliendo a tanti la possibilità di far parlare di sé, di far chiudere una curva o uno stadio intero urlando «Vesuvio lavali col fuoco». Una sorta di astinenza da visibilità riversata nel sangue di otto agenti feriti in una sola serata, quella di sabato, con azioni partite quasi in contemporanea sull’asse Bergamo-Roma. Arrivata dopo settimane in cui il disagio sociale aveva contagiato altri ambienti, tra Tor Sapienza a Roma e le manifestazioni dei centri sociali a Milano e Parma, fino agli operai della Fiom: espressioni di malessere sempre o quasi finite con gli scontri con la polizia. Poteva restare a guardare chi dello scontro con gli agenti ha fatto la propria filosofia e — soprattutto — il volano di propaganda del proprio movimento? Di certo il decreto sicurezza di Alfano non ha disincentivato il fenomeno. Ieri a Roma l’organizzazione sindacale che tutela i reparti mobili della polizia di tutta Italia s’è riunita per studiare come arginare il pericolo che ogni settimana deriva dall’attività di sicurezza negli stadi. Intanto a Bergamo i 6 ultrà arrestati resteranno in carcere: tra i reati contestati anche la devastazione.