GASPORT (F. CENITI) - C’era una volta Franco Baresi e il fuorigioco usato come arma tattica: avversari sterilizzati. Scordiamoci il passato, il futuro viaggia su altre frequenze d’onda. Un futuro che Sepp Blatter fiuta sempre un secondo prima degli altri: anche per questa ragione guida la Fifa dal 1998 e si appresta all’ennesima rielezione (sarebbe la quinta). Da domenica sera l’Italia s’interroga sulle decisioni dell’arbitro Rocchi e su un gol (quello di Bonucci) da annullare secondo le logiche del buon senso, ma che le regole sempre più estremiste sull’offside rendono regolare. Le polemiche e i veleni di casa nostra non influenzano minimamente le decisioni dei vertici del calcio. Anzi, le reazioni quasi isteriche sono biasimate dalle parti di Zurigo e Nyon (sedi di Fifa e Uefa), tanto da considerarci un caso patologico. Ma su un punto le strade s’incontrano: l’introduzione di un aiuto tecnologico per gli arbitri, sempre più alle prese con situazioni al limite. La moviola in campo, tanto per essere chiari, è davvero molto vicina. Fino al 2010 il muro per arginare qualunque novità è stato granitico, poi qualcosa è cambiato dopo i disastri e le sviste nel Mondiale 2010. Blatter ha fiutato il vento e si è girato dalla parte giusta. La goal line introdotta in Brasile 2014 è stata un successo: mai più una rete fantasma a decidere una gara o peggio una finale, come nel 1966. Ma la Fifa andrà oltre e senza esautorare l’arbitro cercherà di metterlo al riparo da facili polemiche grazie a un alleato antiveleni: la moviola. Bonucci non c’entra nulla. L’idea, semmai, nasce (anche) da alcune considerazioni sulle continue modifiche fatte al fuorigioco. Passato, presente e futuro si ritrovano nello stesso piatto.
Filosofia Fin da principio chi ha ideato le regole del calcio ha cercato di rendere lo spettacolo sempre più attraente agli occhi del pubblico. Per loro il sinonimo di attraente (giusto o sbagliato che sia) è più gol. Nel 1925 il fuorigioco cambia in modo sostanziale: scatta se chi attacca non ha due giocatori avversari tra sé e la porta. Prima di quella data il numero era di tre, mentre all’inizio si era pensato a 4. Questa modifica dà i frutti sperati: i gol aumentano in modo vertiginoso. Le cose funzionano per più di 60 anni, poi arriva Arrigo Sacchi e spiazza tutti: la sua difesa sale in modo repentino fino a centrocampo, sfruttando il pressing dei compagni. Nella rete dell’offside finiscono in continuazione pesci-attaccanti. Le squadre si adeguano e copiano il maestro. «Così non va», pensa la Fifa. E arrivano le contromisure: s’introduce il concetto di attivo e passivo. «Un giocatore che non partecipa all’azione non è punibile. Non solo, se la palla è giocata da un compagno scattato in posizione regolare, quel fuorigioco di partenza è sanato».
La luce Circa 10 anni fa altro colpo alla botte-fuorigioco: prima tra un difensore e un attaccante doveva esserci la «luce». In sostanza i due corpi dovevano essere staccati. La Fifa spegne questa luce e si arriva ai centimetri: basta un mezzo piede per far scattare il fuorigioco. La richiesta non è per umani e agli assistenti viene data una indicazione per aiutarli: «Nel dubbio (quindi praticamente sempre in casi simili, ndr) non segnalate l’offside». Stiamo arrivando ai nostri giorni, negli ultimi due anni le maglie del fuorigioco si sono sempre più ristrette: una giocata rimette in pista l’attaccante in fuorigioco, basta che non contenda il pallone o non interferisca. Cosa vuol dire interferire? Nel caso di Vidal deve ostruire la linea visiva del portiere. Deve impedirgli di veder partire il tiro di Bonucci: se questo non accade (e basta uno spiraglio) la rete è regolare.
Challenge Il fuorigioco portato all’estremo assicura più gol. La Fifa, quindi, non tornerà mai indietro spinta da compassione per le difficoltà incontrate dagli assistenti. Ecco perché a inizio del 2014 Blatter si è spinto in avanti. C’è da far conciliare le situazioni al limite (di lettura impossibile per arbitri e collaboratori che si tengono a galla grazie alle loro capacità mostruose d’esperienza, sbagliando pochissimo) con la regolarità di una partita. Serve un aiuto tecnologico. E allora meglio prevenire invece che curare (come accaduto con il gol fantasma di Lampard). Ecco perché la Fifa ha cambiato opinione sulla moviola in campo. Una idea che si è fortificata dopo il Mondiale 2014: la tecnologia può essere l’antivirus ai veleni. Blatter ama stupire, ma la sua uscita sui challenge (come nel tennis) da utilizzare 2-3 volte a partita per squadra non è estemporanea, ma studiata nei minimi dettagli. Arriverà in tempi brevi e si potrà utilizzare su tutto (fuorigioco in primis, ma anche sui rigori ed espulsioni). Prima, però, bisogna ottenere l’ok dall’Ifab e testarla. Se Blatter si è spinto così in avanti sa di poterlo fare. La sperimentazione di solito inizia con tornei giovanili, ma anche l’uscita di Tavecchio non può essere solo legata agli umori di Juve-Roma: il presidente Figc ha incontrato Blatter di recente e forse sa che il tempo della moviola è in arrivo. Essere in pole position è sempre un bel vantaggio...