IL TEMPO (G. PAPARELLI) - Era il 28 ottobre del 1979 questo scrivevano i giornali il giorno dopo quella maledetta domenica: «Per la prima volta il teppismo uccide sugli spalti. Delitto allo stadio. Un tifoso della curva nord centrato al viso da un razzo antigrandine lanciato dall'altra parte dello stadio. È morto accanto alla moglie». A distanza di 35 anni purtroppo ancora si muore per una partita di pallone, questa è la tragica realtà. Ricordo con immensa tristezza Gabriele Sandri, Ciro Esposito,giovanissimi ragazzi morti per l'amore spropositato che avevano di seguire la propria squadra del cuore anche in capo al mondo. Per me sono passati 35 anni e ancora non riesco a darmi una risposta, come si possa morire per un incontro di calcio...?? Io ho perso un padre straordinario, la mia esistenza è stata segnata per sempre eppure passo la mia vita cercando di far comprendere a tutti, che allo stadio si va solo per tifare, per passare una piacevole domenica in compagnia della famiglia e tanti amici, armati di amore passione e tanta voce.
Non smetterò mai di ricordare mio padre perché era un ragazzo di 33 anni con una passione viscerale per la propria squadra del cuore passione che ha trasmesso a me e mio fratello. Ora per ora, ho stampate nella mente tutti i momenti di quella giornata che ha distrutto la mia famiglia. Così come non posso scordarmi mai gli occhi del piccolo Cristian accanto al papa Stefano morti per un tragico incidente solo pochi giorni fa mentre tornavano a casa dopo aver assistito a Roma-Bayern. L’altra sera ho rivisto in loro me e mio padre,sempre insieme allo stadio felici. Non sono un giornalista e queste mie poche righe sono uscite con una semplicità incredibile perché non mi sono mai ripreso da quel tragico 28 ottobre così come mi hanno fatto male i cori che per anni sono stati cantati nella curva della Roma. Le scritte sui muri che ancora qualche volta vedo sono vergognose, ricordo ancora quando anni fa giravo per città per cancellarle visto che mi facevano troppo male.
Per tutte queste ragioni mi permetto visto il recente passato con i fatti accaduti lo scorso maggio, di fare un appello sincero ai tifosi romanisti e napoleteni in vista della delicata partita di sabto prossimo: non continuate con inutili guerre ma ricordate Ciro. Sono il figlio di Vincenzo Paparelli tifoso strappato alla famiglia per mano di un altro tifoso, sono passati 35 anni e sono ancora qui ad urlare con tutto me stesso. Basta violenza nel mondo dello sport, basta violenza negli stadi.