GASPORT (A. CATAPANO/M. IARIA) - Scende in campo Matteo Renzi e le cose si complicano terribilmente per le società di calcio. Il premier si è messo in testa di far pagare ai club i costi per la sicurezza negli stadi. Non un contributo alle spese, com’era stato inizialmente ipotizzato, ma addirittura la copertura al 100% dei 25 milioni di euro che servono annualmente per le ore straordinarie e le indennità delle forze dell’ordine impiegate nelle partite di Serie A e B. «Un doveroso contributo di solidarietà», dicono dal Pd. «Ma così fermiamo i campionati », tuonano le società, in un frenetico giro di telefonate che nella giornata di ieri ha visto coinvolti il presidente della Lega di A Maurizio Beretta e i leader di via Rosellini, da Galliani ad Agnelli a Lotito.
DOPPIO BINARIO - Apparentemente, lo scenario si presenta in maniera diversa. Il governo, infatti, ha deciso di porre la fiducia alla Camera (oggi dalle 17 il voto) sul decreto stadi, così com’è uscito dalle commissioni, e cioè con l’emendamento «morbido» che prevede un prelievo tra l’1 e il 3% sui soli incassi della biglietteria: per la Serie A, che registra introiti di circa 190 milioni, si tratterebbe di un esborso tra i 2 e i 6 milioni. Contestato in linea di principio «perché noi — ha spiegato Beretta — paghiamo già gli steward per la sicurezza dentro gli impianti e versiamo, come calcio italiano, un miliardo di euro all’Erario», ma tutto sommato digeribile. La realtà, però, è un’altra. Un tweet dello stesso Renzi nel pomeriggio di ieri, preso alla lettera, ha anticipato le reali intenzioni del governo sulla materia: «Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini ». Il presidente del Consiglio ha in testa proprio quei 25 milioni. Non una manciata, insomma. Parliamo del giro d’affari di una squadra piccola di A, che vanta complessivamente un fatturato di 1,7 miliardi. Così in serata è spuntato un ordine del giorno, che oggi verrà presentato alla Camera dal vice segretario del Pd LorenzoGuerini, giusto a sottolineare l’imprimatur della maggioranza: il documento impegna il governo a correggere in corsa il testo in via d’approvazione prevedendo che il prelievo sia legato a una percentuale non sui semplici incassi da stadio bensì sui ricavi complessivi delle società di A e B, commisurata agli impieghi straordinari delle forze dell’ordine e, pure, agli eventuali danni causati dai tifosi. È l’escamotage legislativo per ampliare la portata della «tassa per la sicurezza» chiesta al mondo del calcio. L’aggiustamento della norma potrebbe avvenire nel passaggio tra la Camera e il Senato, dove il decreto legge approderà tra il 14 e il 16 ottobre in modo da essere convertito in legge entro la scadenza del 21. E comunque ci sarà tutto il tempo per definire i criteri: entro 60 giorni dall’ok definitivo vi provvederà un decreto ad hoc del presidente del Consiglio.
REAZIONI - Beretta non ha ancora perso le speranze in un ripensamento: «Mi auguro che ci siano le occasioni di confronto necessario per illustrare in dettaglio come un provvedimento di questo genere colpirebbe in maniera pesante il calcio, con il rischio di penalizzare tutte le squadre, a cominciare da quelle esposte alla competizione internazionale». La Lega è stata affiancata dal Coni e dalla Figc — Malagò e Tavecchio hanno usato parole nette — ma teme che questo mal di pancia faccia il solletico a un bulldozer come Renzi, pronto a rivendicare la bontà di un provvedimento altamente popolare. Entro la prossima settimana i club di A si riuniranno in un’assemblea straordinaria per studiare le contromosse: oggi in molti evocano una serrata, ma poi vanno considerati i danni economici di una simile decisione. Di sicuro i rapporti tra il governo e il calcio sono ai minimi storici.