IL TEMPO (G. GIUBILO) - La sosta internazionale arriva, provvida, ad alleggerire il volume del polverone sollevato dalla sfida dello Juventus Stadium, i cui settori più nobili hanno tenuto fede ai comportamenti degli Anni Ottanta nei confronti di Dino Viola. Sbalorditivo che sulla cattedra di etica elementare, con i romanisti attenti discepoli, sia salito Pavel Nedved, il più fulgido esempio di bieca disonestà sportiva, abile nel procurarsi vantaggi, fermo nel negare sempre atteggiamenti deprecabili rilevati da tutti gli osservatori neutrali. Ma il metro per misurare l’eleganza e lo stile è alla portata di qualsiasi persona ragionevole. E dunque vanno accolte con vivo apprezzamento le parole di James Pallotta, l’invito a tornare tutti alla ragione, dettando l’esigenza di mettere da parte gli isterismi e di remare verso il traguardo di un calcio migliore.
Con la consapevolezza che la Roma, pur ferita dalle iniquità arbitrali, conserva la convinzione nei suoi mezzi, e anche la certezza che la squadra di Garcia sia la più forte. Con il gioco, sul campo, con gli atteggiamenti nella fase dialettica, alla fine forse potranno tornare i conti e le scale di merito ristabilite. Dallo zio d’America, dunque, un messaggio distensivo da condividere senza riserve e nello stesso tempo un tacito invito alla riflessione per il capitano che negava ogni possibilità di ribaltare il trend negativo con la Juve. Pallotta è convinto che la sua Roma possa vincere e che sarà la serenità una delle armi da mettere in campo per vanificare qualsiasi ulteriore tentativo di sopraffazione. La società, una volta espressi fuori dai denti i giudizi sul furto subìto, si allinea al suo presidente, forse d’ora in poi il campionato potrà essere vissuto nella speranza che la legge divenga uguale per tutti.