CORSERA (G. PIACENTINI) - Un paio di settimane fa Francesco Totti lo ha definito il «Piccolo Principe» della Roma. In campo parlano la stessa lingua e forse è anche per questo che Miralem Pjanic si trova così bene in una squadra in cui le sue qualità vengono esaltate. Il centrocampista si racconta in un’intervista a «Ultimo uomo »: dalla fuga dalla Bosnia per andare in Lussemburgo («Non ci volevano dare i documenti finché, dopo due rifiuti, le lacrime mie e di mia madre impietosirono l’uomo che doveva firmarceli») fino ad oggi e al suo rapporto speciale con il Capitano romanista. «Tutti sognano di essere l’erede di Totti - spiega Pjanic -, ma non è facile perché lui è una leggenda. È bellissimo il fatto che non abbia mai cambiato maglia. Io so come gioca, lui sa come gioco io, ci capiamo».
Con Garcia il feeling è stato immediato, con il suo predecessore la scintilla non è mai scattata: «Zeman è un bravo allenatore, forse però voleva un tipo di giocatori che non aveva. Chiede ai centrocampisti di buttare la palla in avanti, Garcia mi chiede di prendere decisioni e fare il mio gioco, così io mi sento più libero. Il mio ruolo? Quello attuale, mezzala nel 4-3-3, insieme a calciatori straordinari che capiscono di calcio. È tutta la squadra che fa la differenza, è questo lo spirito che il mister ha portato con se». Durante ogni sessione di mercato si parla di lui come di un possibile partente: «Il calcio è cambiato e a volte sono le società ad aver bisogno di soldi. Ho avuto l’opportunità di andar via, però mi sento così bene che, mi chiedo, perché devo andar via se amo questa squadra, questa città e voglio vincere qui?»