IL TEMPO (A. AUSTINI / A. SERAFINI) - Il centrale arrivato da Atene concede la sua prima intervista da romanista a Il Tempo con tanta carne che arde sul fuoco: le botte di Torino, la reazione orgogliosa di Garcia e dei suoi uomini, la Champions all’orizzonte con una sfida nella sfida. Roma-Bayern di domani sarà anche Manolas contro Benatia, ma il difensore del presente ci ha messo una partita a cancellare il ricordo del passato. E ora non ha il minimo interesse a rievocarlo.
Garcia è sicuro: vincerete lo scudetto. Concorda?
«Ovvio. Il nostro traguardo è quello. Ce lo siamo messi in testa dall’inizio e ora ci crediamo ancora di più. Siamo consapevoli di essere una grande squadra a cui non manca davvero nulla per vincere».
Di Juventus-Roma hanno parlato tutti. Adesso tocca a lei .
«È stato soltanto un momento amaro, per me è durato un attimo. Mi dispiace solo di non aver vinto. Tutto il resto, il fallo di Morata, l’arbitro e le polemiche non mi interessano. È solo il passato. Dal giorno dopo abbiamo ricominciato a lavorare come prima. Con il Chievo i miei compagni sono andati alla grande, adesso pensiamo al Bayern».
Le avevano raccontato qualcosa sulla Juve?
«Non c’è stato bisogno. Il campionato italiano l’ho sempre seguito e sapevo perfettamente cos’è successo, anche in passato. Ormai è andata e non si può fare più nulla. A che serve parlarne ancora? Li aspettiamo all’Olimpico nella gara di ritorno per la rivincita che ci spetta di diritto. Non vedo l’ora».
Morata sembrava spaventato.
«La vita del difensore è sempre dura. Non mi serviva certo questo episodio per dimostrarlo. Ripeto: a me interessava vincere e basta».
I tifosi sono orgogliosi della sua reazione al fallo dello spagnolo. Ha visto l’adesivo che le hanno dedicato?
«Sì, no comment... ».
E pensare che stava per diventare un giocatore bianconero.
«È la verità, la Juventus mi ha cercato dopo i Mondiali. Potevo anche finire all’Arsenal, ma non sono mai andato a Londra come si è detto. Ora per me esiste solo la Roma. E sono felicissimo di essere arrivato qui».
Il prossimo avversario si chiama Benatia. Uno stimolo in più?
«Il passato non ha importanza, non sarà una partita tra me e lui: lasciamo perdere i paragoni. Personalmente ho sentito sin dal primo giorno la fiducia di Garcia e della società».
Il marocchino l’anno scorso ha promesso più volte che sarebbe rimasto a lungo. Manolas che dice?
«Le parole non contano, ma io mi auguro di giocare tanti anni nella Roma perché questo club è all’altezza delle mie ambizioni».
Potete battere il Bayern?
«Sarà una gara difficile contro una delle migliori squadre in Europa. Avremo dalla nostra parte uno stadio pieno, l’Olimpico è fantastico, mi ha emozionato sin dal primo minuto che ho giocato contro la Fiorentina. Non so come andrà a finire col Bayern, ma di sicuro sarà una sfida da non perdere».
Quanta strada potete fare in Champions?
«Non ci poniamo limiti, vogliamo arrivare il più lontano possibile. Siamo in grado anche di vincere il girone, perché no? Le partite critiche per noi saranno quella di domani, il ritorno a Monaco e l’ultima in casa con il Manchester City. Se riusciamo a giocare da Roma, come abbiamo fatto sempre finora, possiamo chiudere in testa la prima fase. Io ci credo».
I suoi ex compagni dell’Olympiacos aspettano la Juve ad Atene mercoledì. Cosa prevede?
«Vincere al Pireo non è facile per nessuno. I bianconeri se ne accorgeranno».
Ci sono tre greci, un italiano, un francese, due brasiliani e un inglese. Sembra una barzelletta invece è la difesa della Roma. Ma come fate a parlarvi in campo?
«Semplice: usiamo una lingua comune».
Che sarebbe?
«Il greco (ride, ndr). E quale altrimenti?».
Lo ha insegnato anche a Totti?
«Non esageriamo. Francesco, comunque, è davvero un grande capitano».
È vero che Torosidis le fa da autista?
«Macché! Scherzi a parte, ho parlato tante volte con lui prima di arrivare a Trigoria, ma io conoscevo benissimo la Roma: da quando ci gioca Vasilis, non mi sono perso una partita. E non c’era bisogno che arrivassimo noi per far conoscere la squadra nel nostro Paese: la Roma è da sempre molto popolare in Grecia. D’altronde erano già passati di qui Couthos, Dellas e due anni fa Tachtsidis».
Cosa dobbiamo aspettarci da Cholevas?
«Un giocatore veloce, aggressivo, con tre anni d’esperienza in Champions League. Il resto fatelo dire a Sabatini».
A proposito, lo sa che il direttore sportivo la segue da parecchio tempo?
«Mi ha detto che studia le mie partite da tre anni e solo la scorsa estate ha pensato che fossi pronto a fare un salto in alto e giocare nella Roma. Meglio tardi che mai».
Dice di ispirarsi a Thiago Silva ma ha studiato da Dellas.
«Traianos è un amico, abbiamo giocato due anni insieme all’Aek Atene, dividevamo la stanza nei ritiri e abbiamo vinto una coppa di Grecia. Quando ho firmato mi ha detto: "Stai andando in un grande club, fagli vedere chi sei"».
Manolas tifa Aek, dove giocava anche suo zio, oppure per l’Olympiacos?
«Sono cose personali che preferisco tenere per me. Posso solo dire che il passo più importante nella mia carriera è stato andare all’Olympiacos: se adesso sono qui lo devo a loro».
Ci racconta di quella volta che ha segnato con il cranio fratturato?
«Dopo uno scontro con Mitroglu sono rientrato in campo per altri 15 minuti e ho fatto gol. Poi mi girava la testa e sono dovuto uscire. Mi hanno operato, inserendo delle placche e delle viti per ridurre la frattura. Fortunatamente le hanno tolte qualche mese dopo».
Come va con Ranieri?
«Ci fa lavorare tanto sulla tattica, ma è arrivato da poco tempo in nazionale e non può ancora trasmetterci la sua filosofia. Al di là delle partite che abbiamo sbagliato, sono sicuro che ci riscatteremo presto. D’altronde la Grecia non ha mai giocato un calcio offensivo... ».
I media del suo Paese, però, non sembrano disposti ad aspettare
«Da noi i giornalisti esagerano sempre: basta un passo falso dopo dieci vittorie e si accaniscono».
Moduli a parte, cosa pensa di Garcia?
«Un tecnico molto competente, preparato, che si relaziona con tutti noi in modo diverso a seconda delle singole esigenze. Fa in modo che ognuno si esprima al 120%».
«È molto bella, la sto scoprendo con la mia fidanzata. Ma non sono qui per fare il turista».