A Trigoria vorrebbero essere come il Bayern Monaco. «Ma per diventare uno dei maggiori club del mondo ci vorrà qualche altro anno», ha ammesso il presidente della Roma, James Pallotta. Il modello che la società si è posta all’inizio di queste due stagioni di lenta e paziente rianimazione è però quello di un’altra squadra tedesca: il Borussia Dortmund. Per il modo in cui quel club si è risollevato da una pesantissima crisi finanziaria, sfruttando la vivacità del suo vivaio e accumulando plusvalenze reinvestite poi dove ce n’era davvero bisogno. Un altro punto di forza del Borussia è la tifoseria compatta e appassionata, un tappeto di folla che s’incarna nella Südtribüne, la più grande gradinata d'Europa, un muro giallonero di oltre 24.000 persone.
Ma per altre cose, per molte altre cose, l’esempio da seguire non può che essere il Bayern. Un club, quello bavarese, che in dieci anni ha portato il fatturato da 163 milioni a oltre 400. Bilancio sempre in attivo con la trascurabile eccezione del periodo 2003-04 in cui il rosso fu di appena 3 milioni. Monte ingaggi sotto il 50% del budget totale. Di diverso dalla Roma, a parte le dimensioni, c’è la struttura societaria: accentrata nelle mani di James Pallotta e dei suoi soci quella giallorossa, rafforzata da partecipazioni di aziende come Audi, Adidas e Allianz quella del Bayern. La Roma sta tentando di attirare l’interesse di grandi gruppi di investimento e ci sta anche riuscendo: l’ingresso nel capitale di Starwood è un primo passo. Adesso bisogna portare avanti fino in fondo la grande operazione dello stadio.
(corsport)