GASPORT (A. DA RONCH) - Più lo butti giù e più si tira su. Sergio Romero è ormai abituato a tirarsi fuori dalle situazioni più difficili e domani sarà lui a opporre i guanti alla sete di rivincita della Roma, uscita malconcia dal match contro il Bayern. Viviano ieri mattina è stato operato al menisco del ginocchio sinistro, quello infortunato a Cagliari, là dove Romero è ricomparso in maglia blucerchiata. Il portiere argentino pareva aver chiuso la sua storia con la Sampdoria più di un anno fa, quando, dopo un campionato infarcito da troppi errori, era stato ceduto in prestito al Monaco. In Francia ha giocato pochissimo, ma al Mondiale si è rifatto abbondantemente, trascinando la nazionale argentina in finale contro la Germania.
Quasi giallorosso Nonostante le belle parate in Brasile, però, nessuno ha voluto il suo cartellino, condito dal milione e 700 mila euro netti di ingaggio, così, suo malgrado, il presidente Ferrero lo aveva riabbracciato a Bogliasco. Lui, da gran professionista, si è messo in coda, dietro Viviano, ha lavorato duro, in silenzio, e si è proposto all’attenzione di Mihajlovic. Rieccolo quindi protagonista e, guarda caso, proprio in tempo per la sfida alla Roma. Furono proprio i giallorossi, per mano di Sabatini, a trascinarlo verso l’Italia nell’estate 2011. La Roma cercava un portiere, ne aveva messi due nel mirino: Romero, appunto, e Stekelenburg. Alla fine si ritrovò nelle mani entrambi e scelse l’olandese, ma non lasciò Romero all’Az Alkmaar, la sua vecchia squadra. Grazie all’amicizia tra il d.s. giallorosso e l’allora d.s. blucerchiato Sensibile fu la Sampdoria a inserirsi nella trattativa e a portare a Genova il promettente argentino. Rivincita Lui accettò la serie B, riportò la Samp in A e nella stagione seguente (2012-13) colse anche una piccola rivincita personale. Nei duelli contro la Roma ottenne un pareggio all’Olimpico e fu protagonista nel successo dei blucerchiati al Ferraris per 3 a 1. Lui, infatti, contribuì alla grande parando pure un rigore a Osvaldo. Domani avrà una nuova chance per dimostrare a Sabatini, e alla Roma, di aver sbagliato a non scegliere lui