È ancora caos scommesse. Dagli smartphone spuntano nuove accuse sulle combine

16/10/2014 alle 10:31.
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LA REPUBBLICA (M. MENSURATI/ G. FOSCHINI) - C'è di tutto nelle nuove carte della procura di Cremona. C’è il seme di una inchiesta che promette di sconvolgere il mondo del tennis, che sembra aver scoperto, secondo le parole del presidente Fit Angelo Binaghi «illeciti gravissimi e intollerabili» rispetto ai quali «la federazione si dichiara fin d’ora parte lesa». Ci sono nuove partite di calcio taroccate, di serie A e di serie B. Ci sono nuovi sospetti, da verificare, su Stefano Mauri. Ma soprattutto c’è la conferma dell’impianto accusatorio della Procura che indaga dal 2011 sul grande virus dello sport italiano.

IL CASO MAURI - Il primo grande quesito, nato attorno alla perizia dei 57 smartphone e computer sequestrati ai giocatori e ai loro complici nelle prime tranche dell’inchiesta, gira attorno a un nickname — “stefano160268” — che chatta per ore e ore con Roberto Palmieri. Grande amico di Alessandro Zamperini, Palmieri è accusato di essere andato a Lecce nel maggio 2011, sfruttando i propri rapporti con alcuni giocatori della Lazio e in particolare con il capitano Stefano Mauri, per truccare Lecce-Lazio finita 2-4. È una di quelle gare su la procura ritiene di aver raggiunto prova certa che gli Zingari, il gruppo malavitoso al centro dell’inchiesta, abbiano “investito” e giocato. Bene, due giorni prima della partita Zamperini e questo stefano160268 parlano a lungo. «Stasera arriva la fresca... tieniti pronto su Bet365 per stasera con 2-3mila sul conto. E quelli russi che sai tu, tutti a nome mio, poi ricarico io da qui appena entrato ». L’account estero è uno snodo fondamentale di questa vicenda: «Entri una volta creato l’account dall’estero non c’è problema ad entrare il problema è solo creare l’account capito?». Poi si va nello specifico: «Appena do l’ok mandi over 4.5 quello che c’è 10-20 se te lo dico vuol dire che non me posso sbajà».

Gli investigatori sospettano che i due stiano parlando di Lecce-Lazio. «O, Ste’, me raccomando» dice Palmieri, «non deve sape’ manco tu nipote se scende quello va a casa ‘no business’dice». Secondo la Procura, su quella partita ha scommesso forte e vinto Hrystian Ilievsky, il capo degli Zingari, che però non voleva che la quota scendesse. Come sarebbe invece accaduto se in molti avessero giocato sull’over 4.5. I due parlano poi di altre due partite: una del Crotone e una della Triestina. Poi ritornano sulla gara della Lazio: «Solo un’ora prima se no s’abbassa tutto e loro non fanno nu cazz». I due poi tornano a parlare della partita e di un’altra scommessa, questa andata male: «Se la prendevo me lavavo col Cristal».

Ora bisognerà capire chi è stefano160268. Se quel 160268 fosse la data di nascita del proprietario dell’account, questo escluderebbe Mauri. Ciononostante, viste le molte coincidenze — l’interlocutore (Palmieri), la data della partita, il tipo di scommessa (l’over 4,5), la presenza dei russi — gli investigatori hanno già messo in moto la macchina tecnica per individuare l’Ip.

LE RICCE DI Data la natura di queste “intercettazioni”, si tratta in realtà principalmente di sms e chat, tutti — investigatori e magistrati — vogliono procedere con i piedi di piombo. È da raccontare un aneddoto che riguarda il della Nazionale, . Aprendo il telefono di Ferdinando Coppola, del suo Siena che aveva tirato in ballo per Siena- Albinoleffe, gli inquirenti trovano uno strano messaggio: «Digli a Cristian che oltre a i pacchetti per lui il mister e te abbiamo preparato 20 ricce e 20 frolle x i ragazzi che mangeranno al ritorno… ». Ora Cristian è pacificamente Stellini. E il mister è . Cosa sono «le ricce e le frolle?». «In un’indagine di droga sarebbe andata a finire male » sorride un investigatore: quel numero apparteneva a un amico del cognato di Coppola, che in occasione di Siena- era andato a vedere la partita, aveva conosciuto i suoi idoli e per ringraziamento aveva portato i dolci. «E anche una confezione di mozzarella di bufala».

SIGNORI E L’OSTAGGIO - Non dovrebbero esserci invece equivoci su un’altra conversazione, tra Bruni, commercialista di Signori, e un nickname “giacomino. signori”. Per gli investigatori si tratta di Beppe. Parlano dei “cinesi”, gli uomini di Singapore, arrivati in Italia per scommettere. E confermano quale fosse il metodo con il quale si muovevano, lo stesso intuito dalla procura di Cremona: un assegno a garanzia e uno del gruppo che vede la partita con loro. Un “ostaggio”. Bruni: «Ma l’ostaggio chi sarebbe? Un giocatore o un altro intermediario?

Signori: «Intermediario (...) al massimo lo uccidono».

B.: «ma se accetta di essere ucciso mi fiderei... anche senza assegno (…) Ma lui in ogni caso vede la partita con loro?».

S.: «Ovvio (…)» B.: «Pensavo, e se mettessimo in mezzo quello di stasera? Lui li conosce quelli del Chievo, o troppo casino dici».

S.: «nono lasciamo stare lui deve agire sulle altre (...) L’assegno lo tiene lui e lo strappa subito dopo la partita davanti a lui».

DJOKOVIC E LA FIDANZATA - Il protagonista principale della vicenda tennistica è invece Daniele Bracciali, di cui si è scritto ieri. È lui che parlando con il Civ racconta (o millanta) di come i tennisti italiani — da Volandri a Seppi, passando per Starace — sarebbero pronti al “match fixing”. Poi confessa a Bruni di non fidarsi più di Skype: riceve così la promessa di tre schede e tre telefonini per sé, Santangelo e Starace. Ma c’è anche un altro personaggio, Thomas Nhydal, tennista svedese degli Anni ‘80, oggi in giro per il circuito come coach che scommette e dà informazioni. «Partite sicure», giura. Anche sulla base di pettegolezzi. Per esempio, racconta Bruni, «l’allenatore di Ancic, che noi conosciamo, prima del match ha incontrato la fidanzata di Djokovic e gli ha chiesto se la sera dopo uscivano a cena e lei gli ha detto, impossibile, domani partiamo abbiamo aereo prenotato, Djokovic vuole andare a Shanghai almeno 10 giorni prima. Allora lui ha provato a chiamare il nostro uomo era senza telefono, e non si ricordava il numero, allora è tornato in albergo a cercarci per dircelo ma noi eravamo appena usciti».