IL MESSAGGERO (R. TAGLIAPIETRA) - «È andata bene, per Roma-Bayern abbiamo messo in campo 1100 uomini con una pianificazione certosina. Prevedendo possibili criticità, controllando le zone più a rischio. Ma anche i tifosi ci hanno aiutato. L’applauso della Curva Sud a fine partita è stato il simbolo del superamento del caso De Santis». Il nuovo questore di Roma, Nicolò D’Angelo, tira un sospiro di sollievo. Ringrazia i suoi uomini, ma anche i tifosi tedeschi e, soprattutto, quelli giallorossi. «Nonostante il punteggio tennistico – sorride D’Angelo – hanno reagito in maniera sportiva. È la dimostrazione che spesso e volentieri, le violenze sono episodi isolati, dovuti a qualche gruppo che va allo stadio esclusivamente per creare incidenti. Il tifo, come hanno dimostrato i romanisti l’altra sera, è un’altra cosa».
Quanto vale la prevenzione?
«Con un buon lavoro di squadra si può prevenire l’ottanta per cento del rischio, l’altro venti rimane aleatorio, legato a episodi di follia. Come quello avvenuto a Tor di Quinto, con un uomo che affronta gli ultras rivali armato di pistola, e già questo la dice lunga».
Telecamere sulle divise e Daspo collettivi, funzionano?
«Sono sicuramente sistemi che stanno dando dei risultati. Il decreto Alfano è un ottimo deterrente, come i Daspo di gruppo. Sotto questo aspetto c’è un’inversione di tendenza rispetto al passato. Misure che saranno efficaci anche nel tempo. Fatto salvo il discorso, che noi ci confrontiamo sempre con grandi numeri. E con uno stadio che è nel cuore della città, una posizione strategica molto difficile da gestire».
Il primo novembre a Napoli i romanisti non potranno assistere alla partita. È una decisione saggia?
«Non è certo indolore. Ma deve essere guardata da tutte le angolature. Ci sono una serie di elementi investigativi che abbiamo in mano, che ci fanno propendere per una scelta piuttosto che per un’altra. Le decisioni che ha preso l’Osservatorio si sono sempre rivelate strategiche, e per Napoli-Roma sarà lo stesso».
Ci avviciniamo a un weekend difficile sul fronte manifestazioni, spesso polizia e carabinieri diventano bersaglio della rabbia. Avete qualche timore?
«Gli incidenti sono una sconfitta per tutti. È anche vero, però, che noi rappresentiamo lo Stato, per cui siamo il punto più avanzato, l’interlocutore iniziale. Ma non consentire attività antisociali fa parte del nostro mestiere».