Corini alza la diga con la difesa a cinque

18/10/2014 alle 10:24.
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IL MESSAGGERO (M. SORIO) - L'idea di Eugenio Corini è alzare la diga: «La Roma? Grande densità centrale in attacco, fortissimi tiratori dal limite, usa il possesso palla per stancarti e cambiare lato velocemente sui terzini. Vorrei coprire bene tutta l'ampiezza del campo», spiega. Il che, sulla carta, porta al 5-3-2. È il modulo che può orientare il Chievo, oggi, all'Olimpico: tre centrali, se uno esce gli altri due gli guardano le spalle, esterni che fanno avanti e indietro. Il dubbio è tra Cesar, fresco di nazionale, e Gamberini, rientrato in gruppo da giovedì. Per il resto, regia a Radovanovic, col cagnaccio Hetemaj e Cofie ai lati - è una mediana cui manca terribilmente Izco, grimaldello da contropiede per la sua capacità di saltare l'uomo - e chiavi dell'attacco al duo Maxi Lopez-Paloschi (Schelotto è convocato, Botta out). L'alternativa resta il più collaudato 4-5-1, che Corini, a priori, non scarta. Il timoniere clivense, che in casa giallorossa conquistò l'aritmetica salvezza due stagioni fa (7 maggio 2013, Théréau al 90') rifletteva ieri: «La Roma ha raggiunto il livello della . Lo dico al netto del risultato di Torino. Lì è stata partita rapida, veloce. Difficile prendere le decisioni arbitrali giuste. Ma io, nonostante la coda di polemiche, non temo l'arbitraggio: temo la Roma. E bado solo a preparare il Chievo per cercare l'impresa, ch'è nel nostro dna da sempre».