LA REPUBBLICA (G. MURA) - Esame di maturità superato, City no. Quando si torna da Manchester con l’idea che si poteva pure vincere vuol dire che è stata una grande partita, sotto ogni profilo. A partire da quello psicologico: la Roma va sotto subito, su un rigore inutile, nel senso che Maicon poteva evitarselo. Lo stesso Maicon, imbeccato da Totti, dopo 3’ colpisce la traversa. Un avvio che stenderebbe un elefante, non la Roma che fa lievitare il suo gioco fino all’1-1 di Totti, con un bellissimo tocco dei suoi. E non s’accontenta, la banda di Garcia. Fino all’uscita di Totti, stanco, a una ventina di minuti dalla fine, il City combina poco o nulla, perché di fronte al gioco basso e veloce, estremamente preciso, del centrocampo romanista si trova sempre in inferiorità numerica. Pellegrini cerca di rimediare con Milner, ma è con Lampard che gli tornano i conti.
Il torto della Roma, ma bisogna calcolare quante assenze lamentava e a quanti avvicendamenti Garcia ha dovuto rinunciare, è nell’essersi raccolta a difesa di Skorupski nell’ultimo quarto d’ora. Qui ha rischiato di perdere, ma per un’ora abbondante aveva meritato di vincere. E comunque resta la bellezza, forse inattesa, di vedere una squadra italiana che se la gioca alla pari e anche qualcosina in più in casa dei campioni d’Inghilterra, in una città che evocava bruttissimi ricordi. Totti supera Giggs come goleador più anziano della Champions, ora può inseguire Puskas e , se va avanti così, sorpassarlo. Totti strappa applausi e ci mette la firma, ma è tutta la squadra a dire, a voce alta: ci siamo. Da Manolas (a parte un mani in area non visto dall’arbitro) a Pjanic il ricamatore, da Cole, cui ha fatto bene l’aria inglese, a Keita (un docente di calcio) tutti hanno dato quello che avevano, giocando come dovevano giocare. A questi livelli il cuore non basta, servono tecnica, equilibrio, corsa, spirito di sacrificio ma anche esperienza. Skorupski non ne aveva, ma ha passato una serata più tranquilla rispetto ad Hart. Iturbe non ne aveva, ma ha fatto anche il terzino.
La Roma è una squadra vera. In Italia, lo sapevamo già. Da Manchester arriva la conferma europea. Ed è il risultato più importante, anche per il futuro.