IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Partita importante ma non decisiva» dice il padrone di casa. «In palio ci sono tre punti e niente di più» ribatte il temuto ospite di giornata. Allegri e Garcia seguono il manuale dell’allenatore: prudenza e umiltà non sono mai troppe nel calcio.
Stasera si ritrovano uno di fronte all'altro dopo i Roma-Milan dell’anno scorso. Una vittoria e un pareggio esterno (con rimpianti) a favore del francese, ma questa è davvero un’altra storia. «Abbiamo giocato contro i campioni di Russia e d'Inghilterra - dice orgoglioso Garcia - ora affrontiamo i campioni d'Italia prima di incontrare quelli di Germania. È fantastico: facciamo questo mestiere per giocare partite del genere». Se dovesse vincere la Roma «non sarà chiuso il discorso scudetto», però deve ammettere che «un successo può darci un vantaggio psicologico». Rudi, sotto sotto, ci crede. «La Juve è una squadra completa e di qualità ma non imbattibile, lo abbiamo visto a Madrid. In estate abbiamo ridotto il gap, ma la risposta ci sarà solo a fine campionato. Loro restano favoriti, è ovvio. Però siamo in grado di dire la nostra e andare a Torino per vincere. Un pareggio? Dipende da come arriva».
La Juve l’ha studiata per ore insieme ai giocatori. «Rispetto all'anno scorso stanno più "alti" in fase di non possesso: un aspetto da sfruttare. Sul piano difensivo dobbiamo recuperare la palla, e di certo non si fa mettendo le scarpe da danza. Chi temo di più? Tevez è il più decisivo».
Garcia allontana in partenza l’alibi della stanchezza. «Abbiamo avuto cinque giorni per riposare dopo Manchester, saranno tutti a piene energie». Tutti i disponibili, «perché se mi metto a fare l’elenco degli assenti finiamo domani... ».
Non ha di questi problemi Allegri, Barzagli a parte. Semmai deve cancellare il ko di Madrid e il toscano è convinto che «battere la Juve è sempre molto difficile. La Roma è in crescita e anche noi abbiamo margini di miglioramento, solo alla fine vedremo chi sarà stato il più forte. In campionato, con 38 partite, vince sempre il più forte». Poteva esserci lui sulla panchina giallorossa se due estati fa non si fosse fatto convincere da Galliani a restare a Milano. Invece è ancora un avversario, convinto che «la Roma non giocherà come nella partita della scorsa stagione». Quella sera Conte usci da trionfatore. Adesso tocca Max allontanare le ultime ombre del cittì.