Agnelli: «Che errore scegliere Tavecchio, stiamo morendo»

25/10/2014 alle 12:12.
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IL TEMPO (D. DI SANTO) - Vuole il quarto scudetto di fila («Ci avvicinerebbe alla leggenda») ma pensa ancora a quelli tolti alla per Calciopoli («A gennaio decideremo come procedere per tutelare la società»). Davanti all’assemblea degli azionisti della Andrea Agnelli intona il de profundis del calcio italiano snocciolando al contempo i numeri del club bianconero che per la prima volta supera i 300 milioni di fatturato. «Dieci anni fa la serie A generava gli stessi ricavi della Bundesliga, poco meno di quelli della Liga e circa un terzo della Premier League - spiega il rampollo di casa Agnelli - Eravamo già allora una tartaruga, oggi siamo un gambero. Ma nessuno si è accorto della malattia. Il calcio italiano sarà presto moribondo se non saprà cogliere le nuove sfide». Nel mirino c’è il presidente della Figc, Carlo Tavecchio. La sua elezione è stata «una sconfitta per il calcio italiano che ha dato un’immagine di sé stantia e senza alcuna propensione riformista». La replica, anch’essa velenosa, arriva in serata. «Ognuno può pensare come vuole - commenta Tavecchio - abbiamo ricevuto a suo tempo i suoi desiderata su un foglietto di carta, noi invece abbiamo fatto un volume. Se basta un foglietto per ottenere le riforme in Italia...».

Altro capitolo, altre polemiche. Su -Roma Agnelli si richiama a («Posso citare le sue parole: il campo dice sempre la verità») e rivendica il dialogo «continuo e costante» con Pallotta, un «rapporto forse antistorico ma ottimo», anche perché «ha corretto il tiro dei suoi tesserati».

Fa rumore la stoccata - non senza precedenti - all’ormai ex presidente onorario dell’Inter, Massimo Moratti. «Credo che vada riconosciuto il suo grande amore per l’Inter, che lo ha portato a fare delle follie come accettare uno scudetto che non ha vinto». Poi, la sviolinata di rito: «Perdiamo un grande personaggio di cui in questo momento il calcio italiano avrebbe bisogno».