IL TEMPO (E. MENGHI) - Lo «Zeman di Russia», Slutski, è uscito dall’Olimpico con 5 gol sul groppone. Quello vero arriva oggi alle 15 ed è disposto a prenderne altrettanti, ammesso che il suo Cagliari partecipi alla goleada in nome di un calcio spettacolo che insegue da anni: «Meglio un 5-4 che un 1-0, se non ci sono i gol la gente come si diverte?».A 67 anni è tardi per cambiare le idee di una vita. Qualcosa di nuovo c’è, stavolta, perché Roma-Cagliari non è una partita come le altre. Nel febbraio del 2013 gli costò la panchina capitolina, adesso il boemo siede dall’altra parte e dietro di sé ha lasciato strascichi polemici taciuti solo fino alla scadenza naturale del contratto con i giallorossi: «È la partita tra la mia squadra e quella di una città in cui vivo da 20 anni. Ma senza rivalsa. A Roma avevo problemi interni, non la pensavano tutti allo stesso modo e non tutti come me. Non solo in squadra, anche in società».
De Rossi (di lui diceva: «Il nome non conta, se si impegna poco gioca poco») non l’ha più sentito: «Sono pochi quelli con cui mi sento ancora. Ma sono felice di tornare all’Olimpico, i tifosi mi hanno sempre dimostrato affetto». A Totti manda un messaggio d’amore: «Sei sempre il più grande di tutti, a 38 anni mai nessuno come te». E i complimenti non mancano anche per Garcia, che ha ereditato un po’ della sua Roma e l’ha resa più grande: «Ho visto la partita con il Cska in tv, avrei fatto meglio a non farlo… In attacco qualche mio movimento lo fanno, ma Garcia è un Guardiola, un Luis Enrique, predilige il possesso palla. Che è bravo lo ha dimostrato fin dal primo giorno: non vinci per caso 10 partite consecutive. Poi ha pagato qualche infortunio, ma quest’anno la Roma parte alla pari con la Juve per vincere lo scudetto».Ci credeva anche lui due anni fa, ma era il solo a farlo: «Lo scudetto non mi manca, sono contento della mia carriera». Garcia punta più in alto.