IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Quel che sarà, da qui a nove giorni, affascina. L’attesa lievita, in città e a Trigoria. Più che comprensibile. Il City, martedì a Manchester, e la Juve, domenica 5 ottobre a Torino: le due tappe della prossima settimana sono già al centro del pianeta Roma. «Io però penso solo al Verona. Le altre partite per me non esistono». Garcia si ferma all’Olimpico e non va oltre, anche se le due trasferte serviranno per testare le ambizioni in Champions e nella lotta al titolo: appuntamento oggi pomeriggio, alle 18, contro la formazione di Mandorlini per consolidare il primato in classifica e aspettare, in serata, il risultato dei campioni d’Italia, in campo a Bergamo alle 20,45, contro l’Atalanta. «I miei giocatori hanno già dimostrato, prima del debutto in coppa, di essere con la testa solo al campionato e quindi al match di Empoli. Tutte le gare per noi sono ugualmente importanti».
SCELTE COMPLICATE – Garcia si deve affidare ancora al turnover. E più che nelle precedenti partite. Con 8 infortunati (più Curci), non è che possa però cambiare troppo (sempre 5 novità in campionato e 6 in Champions). «Voglio tutti al cento per cento e anche per questo il gruppo sarà identico a quello di Parma. Poi avremo due-tre giorni per vedere se qualcuno torna con noi. Ci penseremo dopo». Il riferimento è all’ex gialloblu Iturbe che ha ripreso a lavorare. Contro il Verona, ecco gli stessi 23 convocati del viaggio in Emilia, compreso il diciottene Verde (ieri 5° gol con la Primavera in 4 partite e 72 minuti giocati contro l’Avellino). La sorpresa, subito o in corsa, può essere Paredes (diventerebbe il 21° utilizzato): a centrocampo i giocatori sono contati, con Nainggolan unico, con De Sanctis, a non aver saltato nemmeno un minuto in 5 partite. «Paredes è pronto per fare il titolare: arriverà il suo momento perché non possono giocare sempre gli stessi. Anche Florenzi può aiutarci. Oppure posso giocare con quattro giocatori più offensivi». Quindi con il 4-2-3-1 che però resta l’opzione di scorta. Le somme le tirerà mezzo al campo, dove come playmaker (di ruolo) ha solo Keita. Guardando quindi a Manchester e Torino, magari senza dirlo. E’ più esplicito, invece, quando difende nuovamente Maicon «leader e campione», e definisce Castan «il guerriero». Il primo c’è, l’altro ancora no.