CORSERA (G. PIACENTINI) - Quando, nella conferenza stampa passata alla storia come quella dei «61 milioni per Benatia», chiesero a Walter Sabatini del futuro di Rodrigo Taddei, il d.s. rispose che sarebbe stato sostituito con un calciatore «di pari esperienza, ma con una densità di impegni ottemperati a livello europeo che ci potrà essere più utile». Pochi giorni dopo la Roma annunciò di aver trovato l’accordo con Seydou Keita, un nome che non era mai stato accostato alla società giallorossa ma fortemente voluto da Rudi Garcia.
Per capirne le ragioni basta dare uno sguardo al suo curriculum: con il Barcellona ha vinto tutto, da protagonista, in Spagna ma soprattutto a livello internazionale. Nella sua bacheca ci sono 2 campionati del mondo per club, 2 Supercoppe europee ma soprattutto 2 Champions League. Era in campo - entrato al 26’ del secondo tempo al posto di Henry, subito dopo il gol del 2-0 di Messi - il 27 maggio del 2009, quando Guardiola vinceva allo stadio Olimpico la sua prima Champions contro il Manchester United. E faceva parte della stessa squadra che due anni dopo ha fatto il bis a Wembley, sempre contro i Red Devils. Seydou Keita, insomma, sa come si fa a giocare e vincere in Europa, e non sono molti i giocatori nella rosa della Roma che possono dire lo stesso.
Non gli tremeranno certo le gambe quando stasera sarà chiamato a dirigere le operazioni a centrocampo contro il Cska, a causa della squalifica di Daniele De Rossi, rispetto al quale conta 16 presenze in più (54 contro 38, mentre Totti è fermo a 50) nella massima competizione continentale. Meglio di lui hanno fatto solo altri due che la Champions l’hanno già vinta: Maicon (55) e l’irraggiungibile Ashley Cole (106), arrivato anche lui nella Capitale per portare il suo bagaglio di esperienza internazionale.
Keita conta 3.276 minuti e 5 gol nell’arco di 7 stagioni in Champions: l’ultima volta che è partito titolare, con la maglia del Barcellona, è stato nei quarti di finale dell’edizione 2011/12 contro il Milan; poi due apparizioni nelle semifinali contro il Chelsea. Stasera riprenderà il filo del discorso e i minuti giocati a Empoli sono stati propedeutici proprio al suo utilizzo da titolare. Centrale davanti alla difesa; intermedio nel centrocampo a tre; centrale nel 4-2-3-1: può giocare in tutte le posizioni del centrocampo e Garcia ha dimostrato di tenerlo in grande considerazione fin dal giorno in cui è arrivato. Keita sta diventando quello che nel basket è chiamato «sesto uomo », praticamente un titolare aggiunto, il primo cambio quando le cose non vanno per il verso giusto. Stasera dovrà dimostrare di essere ugualmente utile partendo dal primo minuto. L’esperienza, di certo, non gli manca.