IL MESSAGGERO (A. PIERUCCI) - Sarà una perizia a stabilire se i tifosi napoletani che il 3 maggio hanno picchiato a sangue Daniele De Santis abbiano tentato di ucciderlo. Dopo l’acquisizione delle cartelle cliniche dell’ultrà giallorosso, accusato dell’omicidio di Ciro Esposito, i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio disporranno accertamenti sulle coltellate subite dal tifoso. La procura valuta se contestare ad Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti il tentato omicidio. Accusa che potrebbe essere mossa anche ai sostenitori del Napoli che hanno partecipato all’aggressione e non sono ancora stati identificati.
LA RICOSTRUZIONE - Per i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio la perizia del Ris, che sarà discussa il prossimo 24 settembre davanti al gip Giacomo Ebner, non ha affatto cambiato la ricostruzione dei fatti. Sin dal primo momento, la procura aveva accusato i tifosi napoletani di rissa, perché, dopo il lancio di petardi al pullman da parte di De Santis, avevano inseguito l’ultrà e l’avevano aggredito. E che fosse avvenuto prima degli spari era chiaro, non si sarebbe spiegato altrimenti il fatto che Ciro Esposito, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti fossero stati colpiti dai proiettili da una distanza così ravvicinata. La procura aveva iscritto il nome di Ciro. E, tra le testimonianze depositate per l’incidente probatorio, c’è quella di una guardia giurata che ha raccontato di avere visto proprio Ciro «placcare» De Santis.
I pm, invece, non sanno in quale di quelle tre ondate di aggressione a De Santis (due per il Ris) collocare le coltellate subite dal tifoso giallorosso indagato per l’omicidio di Ciro Esposito. Anche perché, fino alla scorsa settimana, erano solo i legali di De Santis, Tommaso Politi e Michele D’Urso, a riferire delle ferite di arma da taglio, poi confermate dagli accertamenti del Ris, che hanno trovato il sangue dell’ultrà sul coltello a serramanico. Per il Ris le coltellate sarebbero precedenti agli spari e De Santis avrebbe fatto fuoco «sovrastato dai suoi aggressori».
LA PERIZIA - Le cartelle cliniche di De Santis, acquisite dall’ospedale di Viterbo dove l’ultrà giallorosso è detenuto, non sono ancora arrivate in procura, ma adesso saranno gli stessi pm a nominare un consulente e chiedere di quale natura siano le ferite riportate dall’indagato, da quale arma siano state prodotte e, soprattutto, se De Santis sia mai stato in pericolo di vita e se le ferite riportate avessero potuto causarne la morte. Poi stabiliranno se il reato di rissa ipotizzato per i tifosi napoletani debba aggravarsi in quello di tentato omicidio. In realtà, la perizia che i legali dell’ultrà hanno depositato dal gip parla di «quattro ferite lineari di circa un centimetro ciascuna in sede paramediana gluteo-bilaterale», che certo non avrebbero potuto portare alla morte del tifoso. E tra gli inquirenti qualcuno fa notare che le lesioni gravi riportate da De Santis a una gamba (che il tifoso rischia di perdere) dimostrano la volontà di ferire e far male ma non di uccidere. Altrimenti sarebbe stato colpito in punti vitali.
IL RIS - Le tracce genetiche di tutti i protagonisti della vicenda sono mischiate su molti reperti. Questa è stata la rissa a Tor di Quinto che ha preceduto la partita Napoli-Fiorentina di Coppa Italia e si è conclusa con gli spari. Nella perizia depositata, il Ris si sofferma a descrivere la pozza di sangue nel vialetto a pochi metri da viale Tor di Quinto, riconducibile all'ultrà giallorosso e molto probabilmente conseguenza della grave ferita riportata alla gamba. Scrive la scientifica dei carabinieri: «Ha il tipico aspetto della pozza di sangue avente una forma ovale dalle dimensione di circa 10 centimetri per 8 centimetri». Per il Ris «alla luce della genesi delle pozze di sostanza ematica» è lecito supporre «un lasso di tempo sufficientemente lungo per consentire al sangue di uscire dalla ferita e dilagare sulla superficie stradale». E tra i reperti c’è anche un collo di bottiglia rotto, con il quale il tifoso potrebbe essere stato ferito.