Conte detta le regole

06/09/2014 alle 11:10.
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CORSERA (A. BOCCI) - «Non sono il salvatore della patria», racconta dopo il trionfale esordio di Bari, due gol nei primi 10 minuti, l’Olanda annichilita dalla furia azzurra. Non c’è dubbio che il protagonista del rilancio della Nazionale sia lui, l’uomo che ha messo insieme tre scudetti di fila alla . La prima Italia è a sua immagine e somiglianza ed è andata molto oltre le più ottimistiche previsioni. È vero che gli olandesi non erano quelli del terzo posto in Brasile, ma è altrettanto vero che gli azzurri hanno spinto a manetta dall’inizio alla fine, mantenendo alto il ritmo, il pressing e la concentrazione. «Sono contento perché vincere aiuta a vincere. Ma lo sono ancora di più perché la squadra mi ha mostrato disponibilità sull’idea di calcio che ho in mente e ha sposato il progetto». A è piaciuta l’unità d’intenti, lo spirito ritrovato, la voglia di sacrificarsi, l’entusiasmo. «Se giochiamo sempre con questa umiltà possiamo andare lontano ». Il cammino è appena cominciato, anche se il futuro dopo questa iniezione di fiducia fa meno paura. «Non voglio prendermi troppi meriti perché si vince e si perde tutti insieme: io, la squadra e la Federazione, che dovrà sostenermi. Posso avere le idee giuste e una buona gestione del gruppo, ma senza l’aiuto e la disponibilità dei ragazzi è difficile fare le cose perbene ». Tre giorni e sei allenamenti, divisi tra tattica provata sul campo e lezioni video in auletta, sono stati sufficienti a trasferire nel gruppo il -pensiero. La strada però è ancora lunga. Il c.t. confida di accorciarla attraverso l’applicazione di poche, semplici, regole che i giocatori non dovranno mai dimenticare.

Comportamenti «La maglia azzurra bisogna meritarsela». lo ripete ogni giorno. Grande impegno dentro il campo e atteggiamenti professionali fuori. Pochi tweet, moderato uso dei videogiochi, telefoni rigorosamente spenti a tavola e sul pullman. In una parola: professionalità.

Approccio Partire forte per mettere pressione all’avversario. «Se proprio non devo vincere, meglio perdere giocando all’attacco », lo slogan dell’allenatore.

Cali di tensione Lo fanno imbestialire. Chiedere agli juventini per conferma. «In panchina mi rilasso solo al fischio finale perché mi porto dietro cocenti delusioni... ». si agita quando le sue squadre credono di aver messo il risultato in sicurezza e calano sul piano dell’attenzione.

Organizzazione «I principi del gioco vengono prima del talento. Una squadra organizzata esalta il campione, mentre non succede mai il contrario ». Unica eccezione: poter contare su . E non è il nostro caso.

Concentrazione e dedizione Nel lavoro di tutti i giorni, prima ancora che nella partita. «Abbiamo battuto l’Olanda realizzando alcune giocate che avevamo studiato in allenamento». Dovrà essere sempre così.

Egoismi «Non si ragiona con l’io, ma con il noi». Una sorta di tutti per uno e uno per tutti.

Attaccamento alla maglia È il simbolo della guerra di contro il mondo intero. Valeva alla e vale, a maggior ragione, in Nazionale. «I ragazzi devono sapere che dietro di noi c’è un popolo pronto a spingerci. Ho visto orgoglio e senso di appartenenza».

Non accontentarsi mai Alzare l’asticella perché ogni giorno bisogna cercare nuove sfide. Così, dopo aver battuto gli Oranje, il c.t. ha pronunciato poche ma sentite parole. «Abbiamo fatto bene, ma contro la Norvegia dobbiamo fare meglio ». Senza Chiellini, però. La risonanza magnetica a cui il bianconero si è sottoposto non ha evidenziato miglioramenti dell’edema al polpaccio sinistro. Il difensore (terzo infortunato dopo Paletta e Osvaldo) è fuori gioco anche se, d’accordo con e la , resterà in ritiro. Un grande gruppo nasce anche così.