Balzaretti: «Rischio di smettere ma non mi arrendo»

03/09/2014 alle 10:10.
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CORSERA (L. VALDISERRI) - Una bellissima famiglia. Tante soddisfazioni professionali. Molti soldi. L’uomo Federico Balzaretti, a 32 anni, potrebbe anche dire: «Sto». Non rilanciare. Godersi tutto quello che ha avuto e che ha. Non sfidare più il dolore. Però c’è un bambino di 6 anni che gli ruggisce dentro. Quel bambino che giocava da mattina a sera e, come dice lui trattenendo a stento la commozione, «a volte non riusciva ad addormentarsi per tutta la fatica che aveva fatto». Ma poi era un sonno dolce, perché aveva fatto esattamente quello che voleva. È quel bambino che decide di indire una conferenza stampa a Trigoria perché i giornalisti sportivi possano fare quello che è «anche» il loro lavoro, cioè essere il tramite tra i giocatori e i tifosi : «Voglio che sappiano due cose. La prima è che non mollo. La seconda è che non so se questo basterà». Il nemico si chiama «sinfisi pubica» e non sono bastati né mesi di terapia né tre operazioni per sconfiggerlo. Come Balzaretti dice senza nascondersi: «Il problema è che non riesco a correre».

Basta forzare gli allenamenti sul campo per sentire tornare il dolore. Quello che, dopo l’ultima gara in giallorosso, all’Olimpico contro il Sassuolo il 10 novembre 2013, gli impediva persino di fare un passo. «Purtroppo devo fare ancora dei mesi di terapia, non so quanti. C’è anche la possibilità che questo dolore mi rimanga per sempre. Ai tifosi, però, dico la stessa cosa che ho detto a società e compagni: io non mollo». Il difensore è legato alla Roma da un contratto in scadenza nel giugno 2015. Nei giorni scorsi si è parlato di «spalmatura» e/o riduzione dell’accordo, magari con un ruolo da dirigente o nel settore giovanile. Ma non è per avarizia che Balzaretti affronta il discorso da una prospettiva diversa: «Ho parlato con il presidente Pallotta e non ho nessun tipo di problema: la società è libera di fare quello che vuole, ha carta bianca e io farò quello che mi diranno, ma la questione principale non è quella di ridursi l’ingaggio. La verità è che la Roma è una famiglia, in cui tutti stanno cercando di darmi una mano. Se ho pensato di smettere? Certo, mi è passato per la testa anche di ritirarmi ma, subito dopo, è arrivata la risposta del mio carattere. Io allenatore? Mi sento ancora calciatore, con la testa mi vedo al 100% con gli scarpini ai piedi. Voglio ancora giocare. O, almeno, voglio ancora provarci ». E alla Roma ci proveranno tutti. Dallo staff medico a , dai dirigenti ai compagni di squadra. Anche quelli che hanno cambiato maglia, tra tante polemiche, come , che ha voluto farsi sentire su : «Forza, amico mio, sono con te. Ti auguro il meglio. Grandissimo uomo! Abbraccio ».