IL TEMPO (S. MANCINELLI / A. OSSINO) - Lame, bottiglie, spranghe di ferro e razzi hanno prevalso sulle bandiere delle squadre, scese in campo per sfidarsi nel torneo più prestigioso d'Europa. Causa degli scontri, secondo la stessa Questura di Roma, il «mancato rispetto delle indicazioni fornite sui punti di concentramento da parte della tifoseria russa, peraltro non assistita in modo adeguato dagli esponenti della società di calcio di Mosca né accompagnati da forze dell’ordine di quel Paese, come invece dovrebbe avvenire negli eventi calcistici internazionali».
«Le segnalazioni che noi avevamo ricevuto dalle autorità russe - aggiunge il questore Massimo Mazza - indicavano un numero bassissimo di tifosi pericolosi. Le informazioni non sono state adeguate a quella che è stata la realtà che abbiamo trovato qui». A Mosca la pensano diversamente. Viaceslav Koloskov, presidente onorario dell'Unione calcio russa, sostiene che «al Cska non spetta nulla di grave come punizione perché non ha organizzato la partita e non può rispondere quindi per la sicurezza. Sono stati gli organizzatori romani ad aver permesso ai tifosi russi di portare fuochi di artificio e non hanno garantito la sicurezza».
Tra gli otto arrestati c’è anche un supporter romanista, M.M., 35 anni già sottoposto a Daspo per due anni nel 2010. È stato incastrato dagli agenti della Digos grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza e rintracciato dai poliziotti all’uscita dell’Olimpico. Ieri, nei suoi confronti, come richiesto dal pubblico ministero Andrea Lolis, è stato convalidato l'arresto, anche se al momento il ragazzo non è sottoposto ad alcuna misura cautelare: «Il mio assistito è stato fermato in prossimità dei cancelli dello stadio Olimpico – spiega l'avvocato Lorenzo Contucci - le immagini che gli sono state attribuite riguardano un'altra persona».
Nel corso delle operazioni di prefiltraggio, due tifosi del Cska Mosca sono stati trovati in possesso di petardi e di tre coltelli, due a serramanico ed uno da cucina. Per due di loro l'arresto è stato convalidato ma sono stati rilasciati, torneranno presto nel loro paese. Altri due sono attualmente detenuti a Rebibbia, in attesa della convalida dell'arresto. Gli scontri, iniziati all’esterno dello stadio, si sono riaccesi all’interno nel corso del secondo tempo, quando all’interno del settore ospiti che divide la Curva Nord dalla Tribuna Monte Mario, alcuni tifosi della squadra russa hanno dato inizio ad un fitto lancio di fumogeni in direzione dei romanisti, cercando poi di entrare in contatto con loro.
Ad avere la peggio un poliziotto, intervenuto insieme a tre colleghi in sostegno degli steward, impegnati arginare «l’armata russa», e ricoverato in prognosi riservata con un mese di prognosi per la frattura della mandibola. Cinque tifosi russi sono stati bloccati al termine dell'incontro mercoledì notte ed arrestati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Non risultano gravi le condizioni dei due tifosi russi per i quali poco prima dell’inizio della partita si era reso necessario il trasporto al Gemelli.
«Il Ministro dell'Interno ha fatto costituire una task force che in novanta giorni ha elaborato un piano articolatissimo per consentire agli spettatori per bene di andare allo stadio nel miglior modo possibile - afferma il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Alessandro Pansa - a fine agosto è stato varato un decreto legge in cui sono state introdotte due serie di normative, una che riguarda la prevenzione e colpisce i soggetti che commettono illegalità durante le manifestazioni sportive sia all' interno che all'esterno dello stadio, e norme penali ancora più rigorose per affrontare il campionato in maniera meno problematica».