IL MESSAGGERO (B. SACCA') - Il sorteggio di Montecarlo ha piazzato il Bayern Monaco, il Manchester City e il Cska Mosca, tre campioni nazionali, lungo la strada europea della Roma. Ostacoli piuttosto alti. Il ricordo giallorosso del Bayern si annoda alla Coppa delle Coppe ‘84-85 e alla Champions del 2010. Ventinove anni fa la Roma di Eriksson incontrò i tedeschi nei quarti del torneo e perse sia all’andata (2-0) che al ritorno (2-1): l’unico gol romanista portò la firma di Sebino Nela. Nel 2010, invece, la Roma di Ranieri pescò i bavaresi proprio nel girone: scivolò in Germania, ancora per 0-2, ma riuscì a compiere un’impresa all’Olimpico. Sotto di due reti, ribaltò lo scenario e centrò il successo (3-2) grazie a Borriello, De Rossi e a Totti, implacabile dal dischetto. Quanto al City, i giallorossi non lo hanno mai sfidato. Viceversa la storiografia racconta di due gare fra la Roma e il Cska Mosca: sedicesimi della Coppa delle Coppe ‘91-92, giallorossi vittoriosi (2-1) a Mosca con Rizzitelli e un’autorete di Fokin, vanamente sconfitti all’Olimpico (0-1) e accreditati così agli ottavi. Un buon auspicio, se non altro.
PEP SI GODE ASSI ALL'INFINITO Il Bayern Monaco di Pep Guardiola, semplicemente, è una delle squadre più forti d’Europa e, quindi, della terra. Può vantare un’infinità di assi, mezza dozzina di campioni del mondo, una manovra a tratti meravigliosa e, soprattutto, uno dei più bravi allenatori degli ultimi trenta, quaranta anni di pallone. Ecco, per raccontare il Bayern bisogna partire da Guardiola. Lo spagnolo è il centro dell’universo dei bavaresi: distilla calcio, inventa, insegna, tenta, percorre una strada, poi torna indietro e ne esplora un’altra. E vince. Imprendibile. Certo, può anche permetterselo perché lavora con i migliori calciatori del pianeta ma, insomma, Pep è Pep. Generalmente i suoi avversari cominciano le partite rendendosi conto di essere in svantaggio di un gol: e senza neppure conoscerne il motivo. Magia. I nomi della rosa tedesca incutono timori e tremori: Neuer, Lahm, l’ex romanista Benatia, Thiago Alcantara, Ribery, Javi Martinez, Xabi Alonso, Robben, Götze, Müller, Schweinsteiger, Lewandowski. Da vertigini, da playstation modificate per bene. L’ultima trovata di Guardiola è la difesa a tre: l’ha immaginata, l’ha disegnata, l’ha provata e se ne sta convincendo. Si era stufato, d’altro canto, di vincere facile anche in Germania.
UN FANTASTICO MIX DI FUORICLASSE Il Manchester City è uno squadrone, poco da dire. Vanta la corona del re d’Inghilterra e può sfoggiare un mare di stelle, stelline, campioni e campioncini: Yaya Touré, Sergio Agüero, Nasri, Lampard, Jovetic e Dzeko per tutti. L’allenatore, il cileno Manuel Pellegrini, ha avuto il merito di aver estratto il meglio da ciascun calciatore e, soprattutto, di aver saputo indovinare la ricetta dell’amalgama perfetto. Negli scorsi anni, d’altronde, il City volava solo e soltanto sulle ali degli uomini più nobili: la manovra latitava o, al più, non era la fonte primaria delle vittorie. A partire dalla passata stagione, viceversa, ecco Pellegrini ed ecco, di riflesso, l’avvio di un processo di crescita volto a privilegiare il gioco ai giocatori. I risultati lo hanno premiato, specie nei confini nazionali: indimenticabile la vittoria dell’ultima Premier. L’impianto, ora, prevede un 4-2-3-1 di base con una spina dorsale formata dal portiere Hart, dal capitano Kompany, dal centrocampista Touré, dal trequartista Agüero (o Jovetic) e dal centravanti Dzeko, 26 gol firmati nella stagione scorsa, coppe incluse. Al proposito, le campagne europee hanno raramente sorriso ai Citizens, considerando che gli ottavi di finale sono stati il miglior piazzamento mai acciuffato.
E' IL SERBATOIO DELLA NAZIONALE Il Cska Mosca di Leonid Slutsky è campione di Russia in carica ma naviga inoffensivo. Ha raccolto del resto appena tre vittorie e due sconfitte nelle prime cinque giornate del campionato e finora non ha di certo mostrato miracoli. Per intendersi, sonnecchia al settimo posto della classifica, lontano già sei punti dallo Zenit capolista. La Roma potrà incontrare, insomma, una squadra mediocre, un poco altalenante e di sicuro priva di fuoriclasse: è vero, tanti giocatori della rosa sono elementi della Russia di Capello ma, si sa, non sempre un insieme di campioni è il motore dei successi. Qualche nome, per avere un’idea: i brasiliani Mario Fernandes e Vitinho, il portiere Akinfeev, rivelatosi per la verità impresentabile ai Mondiali, il difensore Ignashevich, i gemelli Aleksei e Vasili Berezutski, il centrocampista Dzagoev, il nigeriano Musa e l’ivoriano (e amico di Gervinho) Seydou Doumbia, forse il giocatore migliore. Si tratta di una squadra mediamente giovane, l’età media è di 26,2 anni, e piuttosto ricca, visto che il presidente Eugeny Giner, conosciuto per l’amore verso i sigari, è fra gli uomini più facoltosi del panorama calcistico russo. Lo stadio, la nuova Arena Chimki, è raccolto: e può accogliere 18.636 supporter.