IL MESSAGGERO (C. SANTI) - Albertini va in pressing su Tavecchio invitandolo al passo indietro. Il messaggio arriva via twitter: «Con le sue affermazioni ha provocato una decisa frattura nel calcio. Ha sempre sostenuto di essere il candidato di tutti, ma nei fatti non lo è più e ora col suo atteggiamento sta provocando un’ulteriore spaccatura». L’ex calciatore ha ribadito che in caso di ritiro di Tavecchio, anche lui farebbe altrettanto. Un modo elegante, questo, per sottrarsi al voto dell’urna evitando una brutta figura perché quel voto potrebbe essere avaro per lui. Fatti più in là, dice Albertini, e lo stesso messaggio, rivolto però a entrambi i candidati, lo ha spedito Andrea Della Valle. Il presidente onorario della Fiorentina ha definito la situazione attuale «kafkiana». Tornado ai voti, va detto che non deve essere sottovalutato il pacchetto di quelli del rivale di Albertini. Il presidente dei Dilettanti oggi ha in dote una percentuale superiore al 50% ma i punti in più, quelli che gli garantirebbero al terzo scrutinio l’elezione, non sono tantissimi. Non ha più quel 65% iniziale e nel segreto dell’urna tutto è possibile. Decisiva è la serie A, che vale globalmente il 12%, ma anche gli arbitri che sembrano intenzionati, nella prima votazione, a non votare per nessuno.
LA LETTERA E LA SPACCATURA Tiene sempre banco, a due giorni dall’Assemblea di Fiumicino, la lettera-appello dei club della serie A con le nove (per ora) firme che invitano i due candidati al ritiro. È un po’ una resa dei conti di un calcio che adesso vede tutti contro tutti ma è, anche, la dimostrazione che in Lega è finito il periodo dello zoccolo duro che garantiva appoggio incondizionato alle decisioni di chi adesso è apertamente schierato con Tavecchio che è stato scelto per la presidenza della Figc anche perché ritenuto facile da gestire. Nove club hanno sottoscritto il documento aprendo una forte polemica all’interno della stessa Lega. Enrico Preziosi ha alzato la voce. Il patron del Genoa, schierato con Tavecchio, è furibondo. «Cercare di cambiare le regole a due giorni dal voto significa provare a vincere truccando il mazzo nel tentativo vano di imporsi ai danni della democrazia», ha detto (ma in democrazia non si può cambiare idea?) mettendosi contro il collega della Sampdoria, Massimo Ferrero, che chiede un rinvio dell’Assemblea o di procedere attraverso il voto palese («non nascondiamoci più», ha affermato), non previsto però dalle regole. Nella sua personale ricetta, Ferrero indica la soluzione di «un comitato di saggi, condiviso con il Coni, che sappia, in tempi brevi, elaborare un pacchetto di interventi urgenti». Sulla stessa linea di Preziosi è Maurizio Zamparini. Il presidente del Palermo ha attaccato tutti. «Sono inorridito - ha detto - dal documento che hanno fatto, sono un branco di citrulli». Ha raccontato di essere stato chiamato da Cairo e Agnelli. «Li ho mandati al quel paese perché questa operazione mi fa schifo». Urbano Cairo ha replicato smentendo Zamparini: «Ma come, lunedì stava per firmare il documento...», ha spiegato il presidente del Torino.
Nove firme (Cagliari, Cesena, Empoli, Fiorentina, Juventus, Roma, Sampdoria, Sassuolo e Torino) ci sono per dire no a Tavecchio e Albertini, ma altre sono dietro l’angolo. Il Verona e l’Atalanta in particolare sono pronte a farlo mentre a Milano c’è la strana posizione delle due società. Il Milan sta con Tavecchio (e con Lotito che insegue la vice presidenza Figc e che coordina le operazioni) mentre l’Inter è in silenzio. Dei nerazzurri non va dimenticato che l’advisor, Infront, è lo stesso della Lega e, quindi, non vuole esporsi. Il voto, però, è un’altra cosa ed è segreto. C’è poi il Napoli che, all’ultimo momento, potrebbe schierarsi con i no Tav. Le società della serie A, per metà contro Tavecchio, si riuniranno tra domani sera e lunedì mattina a Fiumicino, ultimo tentativo di produrre un documento con altre firme da consegnare, prima del voto.