GASPORT (M. GALDI) - «Le decisioni della magistratura non si commentano, se ne prende atto. Se sono positive, ovviamente col sorriso», così il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, ha commentato ieri a Vicenza la notizia che la Procura federale ha archiviato il procedimento aperto nei suoi confronti per la famosa frase sui «mangiabanane». C’erano stati due esposti e anche l’apertura di una procedura da parte dell’Uefa. Il Procuratore federale Stefano Palazzi ha disposto l’archiviazione «perché non sono emersi fatti di rilievo disciplinare a carico del neo presidente della FIGC Carlo Tavecchio sia sotto il profilo oggettivo sia sotto il profilo soggettivo». Per arrivare all’archiviazione, comunque, Palazzi, ha analizzato gli articoli di stampa, i filmati dell’assemblea della Lega Dilettanti nel corso della quale erano state pronunciate quelle che l’Uefa aveva definito «presunte frasi razziste», e ha attentamente valutato anche la documentazione che il 31 luglio l’allora presidente federale Giancarlo Abete e il direttore generale Antonello Valentini avevano trasmesso a Fifa e Uefa.
La polemica Sulla frase di Tavecchio si era aperta una polemica che non aveva risparmiato i vertici della politica (era intervenuto anche il premier Renzi) e dello sport. Unanime era stata la definizione di frase «brutta e inadeguata» e da più parti si era invocata la rinuncia di Tavecchio a candidarsi alla presidenza della Federcalcio. L’accusa di razzismo aveva accompagnato tutta la sua campagna elettorale. Il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi aveva anche sollecitato un’inchiesta e soprattutto aveva ricordato come le scuse non fossero sufficienti: «Credo che Tavecchio vada sanzionato. Non voglio sostituirmi agli organi preposti, ma ritengo sia giusto esaminare il caso serenamente dal punto di vista della portata discriminatoria, come si fa per un calciatore che offende un altro calciatore in campo o per i tifosi che intonano certi cori, con le società punite per responsabilità oggettiva». Per chiarire subito le sue intenzioni, Tavecchio al primo Consiglio federale si era assicurato che Fiona May accettasse di coordinare una commissione contro ogni tipo di discriminazione. Una scelta che anche il Coni aveva apprezzato e condiviso.
L’Uefa Oggi ci dovrebbe essere anche la decisione dell’ispettore capo della Commissione di etica e disciplina dell’Uefa. Ieri gli è stata recapitata la decisione della Procura federale italiana, insieme alla corposa documentazione che la Federcalcio aveva già predisposto con la frase incriminata sui «mangiabanane» (quella inviata a Fifa e Uefa il 31 luglio), la rettifica di Tavecchio, oltre al materiale che lo stesso Tavecchio ha voluto inviare relativo al suo impegno proprio nei confronti dell’emarginazione e contro il razzismo. Ora si aspetta la decisione. E qui le strade dividono i giuristi. Molti ritengono che sia da applicare il «ne bis in idem», cioè che una persona non può essere giudicata due volte per la stessa vicenda. Di contro c’è chi sostiene che l’Uefa non agirebbe contro Tavecchio come (all’epoca dei fatti) vicepresidente Figc e presidente della Lega Dilettanti, ma come componente della commissione Uefa di calcio giovanile e amateur. In tutti i casi, pure se si arrivasse al procedimento (una riunione ad hoc della commissione di disciplina sarebbe subito convocata), non potrebbe non tener conto della decisione della Procura federale della Figc