LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Un po’ di Roma antica nel primo tempo, un Nainggolan incontenibile per novanta minuti, un furibondo contropiede nel finale. Quanto basta per liberarsi di una pallida Fiorentina, più convinta soltanto nella ripresa (una traversa, un’occasione per Babacar). Garcia agguanta subito Allegri.
La Roma inizia semplice, efficace. Pare quasi allegra. Due o tre movimenti vorticosi al limite dell’area impauriscono la difesa viola che dopo un quarto d’ora già confonde Torosidis con Totti e Iturbe con Pjanic. Lo spostamento di uomini apparentemente anarchico manda in tilt il macchinoso Pizarro mal sostenuto da un inconsistente Vargas e dal povero Brillante. Da solo Nainggolan corre più dei tre centrocampisti di Montella. La mobilità senza palla di Totti e la presenza costante di Pjanic sono un effetto dell’evidente disagio di Savic e Gonzalo. La Fiorentina di Rossi e Cuadrado non c’è. Persino Ashley Cole, che all’inizio faceva la diagonale come un ragazzino sotto osservazione, è sembrato un atleta moderno di fronte a Tomovic.
Centrocampo e attacco giallorossi si muovono in piena libertà, secondo estro. La Fiorentina vorrebbe essere più ordinata, ma la scarsa rapidità dei più talentuosi (Borja Valero dietro le punte non tiene una palla che sia una, Pizarro è schiacciato dal pressing giallorosso, Vargas puntualmente anticipato) trasforma l’ordine in afasia. Nainggolan brucia chiunque e l’australiano Brillante colleziona solo brutte figure. Totti fa il giramondo, lo trovi su tutte le bancarelle, a destra, a sinistra, in mezzo. Al 22’ è solo in area ma cicca la punizione di Pjanic. I triangoli bassi e stretti sono un problema per la difesa viola. Mentre Montella manda a scaldare Ilicic per sostituirlo (perché inadatto), Brillante smentisce ancora una volta il suo cognome oscurandosi: regala il pallone a Nainggolan, botta di Gervinho, Neto respinge, ancora Nainggolan la butta dentro con irruenza quasi vandalica (28’).
Finora la Fiorentina ha solo avuto paura della Roma e forse anche di se stessa. Le palle vaganti, le seconde palle, le palle alte sono una multiproprietà giallorossa. Mai un accenno di pressing viola, mai un segnale di vita. Totti, Gervinho e soprattutto Pjanic sono liberi di dialogare in qualunque dialetto. La Fiorentina prova ad alzare il ritmo nella ripresa. Per riuscirci dovrebbe augurarsi che i due esterni, Alonso e Tomovic, osino invadere il centrocampo altrui. Lo fanno ma i piedi non li aiutano. Gervinho semina avversari al 12’ ma arriva stanco al tiro. Al 14’ spara su Neto il raddoppio già confezionato per lui da Pjanic.
La Roma dispone del tempo e dello spazio, quindi del gioco. Quando Ilicic colpisce la traversa su punizione con De Sanctis che sfiora (16’), la Fiorentina ha un logico sussulto. Poco dopo Babacar costringe De Sanctis al miracolo (17’). Garcia corre ai ripari inserendo Keita con De Rossi difensore per Manolas. Esce anche Totti (Florenzi). La Roma scopre di colpo la stanchezza. Le chiusure non sono più così fulminanti. Ilicic preoccupa, aumentano i falli, Aquilani e Joaquin sono appena entrati. Mentre la Fiorentina osa, la Roma si appiattisce un po’, sapendosi scarica. Giganteggia De Rossi però. Quando non c’è lui, fa il libero De Sanctis (al 42’ su Ilicic). Il fiato è corto, la Fiorentina aggressiva ruba palla ma Pizarro fa danni. Garcia incita il pubblico. La conseguenza della richiesta d’aiuto dagli spalti è la verticalizzazione (magnifica) di Nainggolan per il 2-0 di Gervinho.