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Lavoro, gol e primi cori. Somma: «Non sono un figlio di papà»

14/08/2014 alle 11:03.
balasa

GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Magari il suo futuro sarà altrove, perché a 19 anni la priorità è giocare. Ma se c’è una possibilità di restare in prima squadra, ricalcando, a destra, quanto fatto da Romagnoli un anno fa (centrale adattato sulla fascia), Michele Somma se la sta giocando nel migliore dei modi. Facendo l’unica cosa possibile, in una squadra con tanti big: lavorare tanto e bene in campo, restare in punta di piedi fuori. Spia con gli occhi e Cole già da qualche settimana, da due giorni ha a disposizione anche , senza dimenticare con cui spesso fa coppia in allenamento. In camera, invece, con lui c’è , un anno più piccolo e meno in evidenza.

Nel nome del padre Dagli Usa all’Austria, Somma sta cercando di scrollarsi di dosso l’etichetta di figlio d’arte, lui che dieci anni fa, quando il padre veniva presentato dall’Empoli, si sedette in sala stampa con i cronisti: «Mio figlio ha solo 9 anni, ma vive di pane e pallone. Ama accompagnarmi nello spogliatoio, un’esperienza per lui insolita e preziosa». Papà Mario al figlio ha sempre raccomandato una cosa: «Ricordati che quello che lì dentro dice l’allenatore è sacro». Lui ha imparato la lezione, complice anche l’esperienza alla , da cui la Roma lo ha preso esattamente 2 anni (e un giorno) fa, che lo ha aiutato a maturare prima del tempo. L’ufficio stampa giallorosso lo manda spesso a parlare in tv perché è maturo e a proprio agio coi giornalisti, imparati a conoscere fin dall’infanzia, e anche ne ha apprezzato la discrezione e il modo in cui è entrato nel gruppo.

I primi cori Pochi social network, tanto lavoro e qualche gol: gli ultimi due, in Austria, gli sono valsi persino qualche coro dei tifosi. Come ieri. Emozionato e un po’ stupito, ha ringraziato ed è rientrato in fretta negli spogliatoi. Nell’amichevole di Ferragosto, che chiuderà il ritiro austriaco, potrebbe partire titolare, al centro, con Astori, visto che è infortunato e non si allena da un paio di giorni.

Speranza Non è una partita ufficiale, ma per adesso gli basta così. In fondo un anno fa non sapeva neanche chi fosse e durante la sua prima stagione a Trigoria gli ha preferito compagni più esperti. Adesso, dopo che avrebbe voluto portarlo negli States già a maggio (ma era con la Nazionale), ha imparato a conoscerlo. E non è detto che decida di privarsene, come lui spera. Almeno fino a gennaio.

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