IL FATTO QUOTIDIANO (P. ZILIANI) - La festa appena cominciata è già finita, cantava Sergio Endrigo: versi che oggi andrebbero a pennello non più per Canzone per te, di Bacalov, Endrigo, Bardotti, ma per “Canzone per Tavecchio”, di Platini-Blatter- Malagò. Tempi duri per il presidente della Figc. Nel giorno in cui l’Uefa annuncia l’apertura di un’inchiesta sulla sua frase razzista, il presidente del Coni, Malagò, in un’i ntervista al Corriere della Sera annuncia che “se il neopresidente dovesse sentirsi condizionato da certi eventi, tipo quello dell’Uefa (...), non mi stupirei affatto se facesse un passo indietro e rassegnasse le dimissioni”. Il che, più che una constatazione, suona come un invito a farsi da parte. I nodi vengono al pettine. Avete presente le foto macabre, che vediamo ogni estate, dell’annegato portato a riva e avvolto in un lenzuolo e dei bagnanti che tutt’attorno continuano a prendere il sole? È un po’ quel che è successo al Bagno del Pallone Italico dopo il rovescio di Tavecchio: la cui carcassa è stata lasciata in bella vista sul bagnasciuga mentre attorno la bisboccia continuava. “C’è voglia mediatica di gettare fango sul nuovo corso del calcio italiano!” ha protestato ieri uno dei vice, Mario Macalli. “Tavecchio? Non c’è nulla da indagare, c’è il filmato”, si è ostinato a ripetere l’ex presidente Abete, detto La Mummia, scocciato per le richieste di chiarimenti giunte da Nyon. Forse Abete non ricorda, o forse dormiva: ma il 23 maggio di un anno fa, a Londra, il XXXVII Congresso Ordinario dell’Uefa votò e approvò una risoluzione in cui tutte le federazioni (Figc compresa) “si impegnano a debellare il razzismo dal calcio”.
RISOLUZIONE resasi necessaria perché le sanzioni fin lì adottate, come le 4 giornate inflitte a Terry per gli insulti razzisti a Ferdinand o le 8 a Suarez per gli insulti a Evra si erano dimostrate insufficienti a estirpare il bubbone. Che era cresciuto con la frase razzista anti-Henry che il ct spagnolo Aragones aveva rivolto a Reyes (“Digale al negro de mi parte que usted es mejor”, con la banana lanciata a Roberto Carlos, brasiliano dell’Anzhi, a Samara, con la banana che sarebbe stata lanciata a Dani Alves, brasiliano del Barça, a Villareal, fino alla banana tavecchiana di Optì Pobà. Lanciata sul web da Tavecchio nel bel mezzo del discorso della corona. Un po’ come se l’aspirante presidente della Protezione Animali si presentasse in conferenza-stampa in ritardo e dicesse: “Scusate, ho dovuto fare un salto in autostrada ad abbandonare il cane”. Alzi la mano chi non ha visto, almeno una volta, lo spot con cui Uefa e Fifa portano avanti la campagna “Respect” contro il razzismo. Davvero qualcuno pensava che la frase sui “mangiabanane” potesse finire in cavalleria? In Italia il procuratore Palazzi, che nella prossima vita si reincarnerà in uno struzzo, non ha fatto una piega; ma non è vero che tutto il mondo è Belpaese. Tavecchio verrà processato dall’Uefa: tempi previsti, non oltre il 10 settembre. Secondo i regolamenti-Uefa rivisti nel Congresso di Londra, la sanzione minima per calciatori e allenatori colpevoli di episodi di razzismo è di 10 turni; ma c’è da giurare che per il ruolo rivestito, la sanzione per Tavecchio sarà assai più pesante. D’altronde, se il calcio italiano ha squalificato un ragazzino dell’Atalanta, Alberto Grassi, per 10 giornate per aver detto a un avversario “Alzati vu’ cumprà!”, non si vede come il presidente federale possa cavarsela con meno. Nella Nba, il proprietario dei Clippers, Donald Sterling, è stato squalificato a vita pochi mesi fa per aver detto alla fidanzata, al telefono, di non venire alle partite in compagnia di neri.
NON SUCCEDERÀ nulla, dicono già i pompieri di regime: durante la squalifica le funzioni di Tavecchio verranno assunte da Beretta e tutto finirà in una bolla di sapone. Chissà. Di certo resta la colossale figura di melma che il calcio italiano rimedia, al cospetto del mondo, 8 anni dopo Calciopoli; ma anche il sospetto che si sia andati troppo oltre. Malagò lo ha fatto capire: meglio se Tavecchio toglie il disturbo. E se servirà un Commissario, che Commissario sia. Gli italiani si sono affezionati a Montalbano: si affezioneranno anche a Veltroni. Persino Renzi, dall’alto del suo Olimpo, è pronto a benedire.