Albertini caustico: «Corporativismo duro a morire...»

12/08/2014 alle 10:41.
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GASPORT (A. CATAPANO) - A proclamazione avvenuta, ci avvicina un vecchio mestierante del gattopardesco calcio italiano, dove tutto sembra cambiare perché nulla in realtà cambi: «No, dico: vi aspettavate qualcosa di diverso? Tutto previsto, tranne la virata degli arbitri, che avrebbero dovuto restare neutrali fino alla prima votazione, per poi accodarsi al vincitore, come è sempre stato. Ma in fondo cosa hanno spostato?».

Un 2% che ha alzato più il morale che la percentuale dello sconfitto, anche se la «virata» un po’ veltroniana comunque un’apprezzabile botta di autonomia annunciata dal capo dell’Aia Marcello Nicchi («Sosteniamo la candidatura di Albertini, ma crediamo che tutti insieme si possa lavorare per le riforme») lo ha portato comunque al 35,4% della prima votazione, picco di giornata.

Tommasi sale Il buon Demetrio a un certo punto ha accarezzato l’idea del «ricontroribaltone » della Serie A, ma alla resa dei conti si è ritrovato con un pugno di voti in mano. «Volevo essere un’alternativa diversa ha commentato dopo la sconfitta , ma si è rivisto il corporativismo del patto delle Leghe, un blocco sempre difficile da scardinare. In bocca al lupo a Tavecchio, non sarà facile sostituire Abete. Ora, dalla diversità di opinioni emersa oggi dovrà iniziare il cambiamento».

Meno ottimista Damiano Tommasi, il presidente dell’Aic che della candidatura di Albertini è stata la mente, così lucida, ha commentato più di un osservatore, da far ben sperare per il futuro. «Purtroppo non c’è stata la voglia di dare un cambio di marcia le parole a caldo di Tommasi . Non è andata come volevamo, ma nonostante Albertini fosse il candidato delle componenti tecniche, ha preso voti anche dagli altri. Ora speriamo in un nuovo ordine, ma francamente ne dubito». Non è il solo.