GASPORT (M. IARIA) - I presidenti di Serie A, fratelli coltelli, scoprono di andare d’amore e d’accordo, tanto che qualcuno termina l’assemblea giocando a scopetta, anche se con una coda velenosa. Niente paura, questa è la Lega: il regno dell’impossibile. Capita così di anteporre i programmi ai nomi nella volata alle elezioni federali che si concluderà l’11 agosto: l’escamotage giusto per evitare spaccature. Pro-Tavecchio, contro-Tavecchio, pro-Albertini, contro-Albertini? Niente di tutto questo.
Unità Ieri la conta non c’è stata, piuttosto si è levato all’unisono un coro, da Agnelli a Galliani, da Lotito a Baldissoni: «Dobbiamo essere uniti e metterci d’accordo su cinque-sei punti da sottoporre ai candidati alla presidenza della Figc». Chi aderirà riceverà il consenso della Serie A, che numericamente pesa solo il 12% ma se fa blocco vale molto di più. A suggello delle buone intenzioni, la nomina di Andrea Agnelli e Claudio Lotito a registi di questa delicata operazione di tessitura del programma, in grado di fare sintesi tra le diverse esigenze, spesso conflittuali. Il presidente della Juventus e quello della Lazio sono i rappresentanti delle due «anime» della Lega, sin dal gennaio 2013, cioè da quando con la riconferma di Beretta e la presa di possesso del consiglio di Lega e dei posti in consiglio federale l’asse Galliani-Lotito ha messo sotto scacco Juve, Roma, Inter, Fiorentina, Sampdoria. Quegli assetti, con le solite geometrie variabili, si sono riverberati poi nella querelle su Infront e i diritti tv, ricomposta solo grazie alla mediazione, guarda un po’, di Agnelli e Lotito. Che ora tornano a vestire i panni dei diplomatici.
Strana coppia Nei prossimi giorni sentiranno tutte le società e metteranno giù il programma, che giovedì prossimo dovrà essere approvato in assemblea e quindi presentato ai candidati. Non sarà facile perché, per esempio, la riduzione a 18 club divide trasversalmente le due «anime», mentre c’è maggiore convergenza sulle seconde squadre, sostenute dalle big ma anche da medio-piccole come Parma, Atalanta, Udinese, Cagliari (ieri rappresentato da Filucchi, al ritorno in via Rosellini dopo parecchi anni).
In pole Tavecchio, al momento unico in pista (entro il 27 la presentazione delle candidature), continua le consultazioni: dopo l’Aic e la B, oggi tocca all’Assoallenatori. Il n° 1 dei Dilettanti viaggia spedito verso la vittoria. Se appoggerà le istanze della Serie A (e pare proprio di sì), incasserà pure il sostegno della componente economicamente più forte. La Juve e la Roma restano fortemente contrarie, ma si starebbero ormai rassegnando all’idea che una candidatura di rottura non potrà fare breccia. Giovedì all’ordine del giorno dell’assemblea ci sono anche le nomine dei due consiglieri federali e le integrazioni del consiglio di Lega e della fondazione per la mutualità. Insomma, un giro di poltrone che può esacerbare gli animi, così come mettere tutti d’accordo. In via Allegri, quasi sicuramente, andranno Agnelli e Lotito, assieme a Beretta. È vero che anni fa si decise di assegnare un posto alle grandi e l’altro alle piccole, ma ieri il patron del Palermo Maurizio Zamparini ha confidato ai colleghi: «Mi sento perfettamente rappresentato da Agnelli e Lotito. Niente personalismi, però, prima il programma». Il presidente bianconero ha detto di non essere interessato, ma questa è la quadra per il compromesso storico. «Le due anime della Lega devono avere le loro sentinelle», chiosa un dirigente.