GASPORT (F. DI CHIARA) - Iturbe come Bale? No, non fosse altro perché per il gallese il Real spese oltre 100 milioni... Ma davanti ai circa 28 complessivi spesi dalla Roma per l’argentino è legittimo porsi degli interrogativi: tra Roma e Verona chi ha fatto l’affare? E ancora: una valutazione così elevata può essere un fardello troppo pesante per un giocatore di 21 anni? In Italia, popolo di c.t., basta una piccola magia, un bel gol (meglio ancora se accompagnato dai 3 punti) per ribaltare giudizi e trasformare un azzardo in un investimento azzeccato.
Ma pur nella naturale aleatorietà che accompagna i grandi affari anche il «caso Iturbe» presenta dei punti fermi. La Roma ha avuto coraggio, o meglio, ha portato avanti con coerenza un discorso avviato ben 9 mesi fa quando in buon sostanza la cifra finale, i circa 28 milioni (tra cartellino, bonus vari e commissioni), era facile da immaginare perché il Verona aveva il diritto di riscatto a titolo definitivo col Porto già fissato a 15. Da quasi tre lustri la Roma non investiva una cifra simile: Iturbe è il secondo acquisto più costoso della storia giallorossa, il primo nell’era americana, solo Batistuta era stato pagato di più ma va tenuto conto anche della liquidazione per gli agenti del giocatori, fino a ieri proprietari di parte del cartellino. Presto il campo darà le prime risposte.
Ma se c’è da sbilanciarsi questo è stato un affare per tutti: la Roma è in pole position nella griglia per lo scudetto; il Verona con una strategia ferma e vincente incassa proprio il prezzo stabilito fin dai primi approcci con i giallorossi; Iturbe alla Roma trova un tecnico, Garcia, che può esaltarne al massimo le qualità. Chi lo conosce bene lo descrive come un ragazzotto consapevole dei suoi mezzi e dalle spalle larghe. Proprio quelle che servono per portare a spasso un talento da 28 milioni.