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Ora si teme la vendetta degli ultrà

25/06/2014 alle 11:01.
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GASPORT (V. PICCIONI) - «A nome di tutta la famiglia dico a tutti: basta violenza». Vincenzo Esposito, lo zio di Ciro, fa un appello, l’ennesimo. Il peggioramento delle condizioni del giovane ferito poche ore prima della finale di coppa Italia, provoca anche questo: il rischio di vendette o di spedizioni punitive, magari di gruppi isolati della galassia ultrà napoletana. E così nonostante quest’ipotesi sia respinta dal tifo organizzato, a Roma nelle ultime ore è salito l’allarme sicurezza. Monitoraggio di social network, attenzione moltiplicata in tutti i luoghi di ritrovo del tifo ultrà, sorveglianza anche in stazioni ferroviarie, autogrill e caselli autostradali: queste le misure di sicurezza su cui lavorano le Forze dell’ordine. Si valuta anche l’ipotesi che Daniele , l’ultras romanista che per gli investigatori è l’uomo che ha sparato a Tor di Quinto alle 6 del pomeriggio del 3 maggio, sia trasferito in un carcere con annessa struttura ospedaliera, fuori Roma.

L’agguato Il pomeriggio maledetto è comunque sempre pieno di punti interrogativi. Gli inquirenti hanno ricostruito la scena di Tor di Quinto, ma è come se mancassero dei fotogrammi decisivi. L’accusato numero uno, , è un ex della romanista, militante nell’estrema destra. La dinamica ricostruita dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio lo fotografa come l’uomo dell’agguato al pullman Milano Partenopea, incolonnato sulla strada in direzione stadio, con bombe carta e fumogeni. Un agguato che però, questa è la convinzione degli investigatori, non è stato il gesto di un folle, ma il frutto di un’aggressione organizzata insieme con altri ultras romanisti, incappucciati, probabilmente quattro, pronti però a scappare dalla scena del crimine prima dell’arrivo della Polizia.

Testimoni e contraddizioni nega di aver sparato, ma per l’accusa la sua responsabilità è evidente. Dopo aver lanciato le bombe carta contro il pullman, l’uomo sarebbe poi scappato. «In quel momento è intervenuto un gruppo di tifosi napoletani, di cui faceva parte Ciro. Erano tutti disarmati, hanno cercato di bloccare » ha riferito uno dei testimoni ascoltati. Il avrebbe dunque tirato fuori a quel punto una Benelli 7,65 esplodendo quattro colpi, quelli che hanno colpito più gravemente Ciro Esposito ma anche altri due tifosi napoletani, Alfredo Esposito e Gennaro Fioretti. Il testimone chiave dei pm ha confermato di aver riconosciuto , ma nel corso dell’incidente probatorio è emersa una contraddizione fra il suo racconto della prima sera, «ero al fianco di Ciro Esposito», e quello del successivo interrogatorio, «ero 4-5 metri dietro di lui».

Perizie In tale contesto, risulteranno decisivi gli approfondimenti scientifici. Entro il 24 settembre, i magistrati dovrebbero avere in mano gli esiti di perizie ed esami compiuti dai Ris sulla pistola, sul coltello ritrovato sul luogo della sparatoria e sulle tracce ematiche riscontrate sugl

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