IL ROMANISTA (D. GALLI) - «Per dare un centro alla Roma, oltre a Trigoria, spostato in zona nord». E poi «perché avevamo il dovere di far rendere al meglio questi impianti». È così che il presidente del Coni Giovanni Malagò motiva una scelta, una precisa strategia, non certo un favore fatto da un grande romanista come lui alla Roma. La sinergia tra Coni e Roma non ha nulla a che fare con il tifo, e ieri Malagò ci ha tenuto a sottolinearlo. Il presidente l’ha fatto intervenendo a "Rete Sport". «Al centro Giulio Onesti - ha spiegato - ci sono molte realtà sportive, dal rugby al nuoto, e si è pensato anche di fare una scuola calcio per dare un centro alla Roma, oltre a Trigoria, spostato in zona nord. Abbiamo il dovere di far rendere al meglio questi impianti». Quelli del Giulio Onesti, all’Acquacetosa. La Roma ringrazia (ma il favore, appunto, è reciproco) e farà in modo di onorare l’accordo con un servizio impeccabile, d’eccellenza, che avrà anche risvolti sociali. Già, perché la società non si limiterà a mettere a disposizione dei bambini della propria scuola calcio i propri preparatori atletici, la propria professionalità e le proprie maglie (griffate Nike, le stesse della prima squadra). No. La Roma andrà oltre. Dei moduli saranno riservati ai bambini con disabilità. Meglio, di più, non solo. La Roma insegnerà calcio a chi è diversamente abile, e non farà pagare un centesimo alle famiglie meno abbienti. In condizioni normali, invece, la "retta" di questo che di fatto sarà un college sarà di 850 euro. La quota includerà il kit Nike, che non dovrà essere riconsegnato al club al termine della stagione sportiva (info a scuolacalcio@asroma.it oppure allo 06.92926621). La Roma e Malagò si trovano d’accordo anche su un altro punto. Su un principio generale.
Sport e scuola devono essere una cosa sola. Tanto che la Roma pretenderà anche i buoni voti in pagella per decidere chi ammettere tra i 300 fortunati bambini che faranno parte della sua scuola calcio. Ecco cosa ne pensa Malagò: «Nello sport italiano ci sono cose buone e altre che non funzionano. Gli esempi virtuosi sono molti, abbiamo importanti realtà in contesti territoriali, scuole di sport formidabili. Ma ci sono tante cose che non vanno, a cominciare con il disastroso rapporto dello sport con la scuola. Il mio ruolo diventa impossibile se non disegniamo un rapporto con la scuola diverso». Nel corso del suo intervento a "Rete Sport", però, Malagò racconta anche qualcos’altro. Svela un aneddoto: «Stavo per diventare presidente della Roma. C’era un gruppo che sosteneva la mia candidatura, ma non andò a buon fine». Quale gruppo? Lui glissa: «Accontentatevi di questa rivelazione». Confessa di essere fiducioso sull’esito del procedimento burocratico avviato da Roma Capitale per lo stadio di proprietà. «Sono sempre ottimista, per cui lo sono anche in questo caso: vedo che sono persone serie e determinate, e c’è una forte volontà», dice riferendosi alla proprietà americana e all’architetto Dan Meis. La Roma e il Coni. Malagò cerca sempre di tenere separate le ragioni del cuore da quelle del cervello. «Come sono i miei rapporti personali con Pallotta? Sono ottimi, come con tutti i nuovi dirigenti ma è la mia natura. Mi fa piacere collaborare con la Roma. A ogni modo, non si tratta di Pallotta o di Thohir: tutti quelli che hanno desiderio di investire nel sistema sportivo italiano devono essere delle brave persone e devono rispettare l’impegno che si prendono». La Roma il suo impegno l’ha preso. E lo sta rispettando.