La Nazionale si tira gli stracci in pubblico. Dietro la facciata di perbenismo, un gruppo spaccato che si rinfaccia tutto

26/06/2014 alle 00:30.
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REPUBBLICA.IT (F. BOCCA) - Molti immaginavano che il Mondiale potesse finire male, mancando magari la qualificazione. Era qualcosa cui ci eravamo preparati. Chi fa sport mette in conto vittoria e sconfitta, trionfo e disfatta. Ma credo che nessuno potesse immaginare che finisse così, con scene da “Parenti Serpenti” o da “Fratelli Coltelli”. Una nazionale che esplode tra dimissioni e stracci bagnati tirati in faccia no, non ce l’aspettavamo. Sappiamo che le cose possono girar male, che i tuoi giocatori possono non azzeccarne più una, siamo pronti perfino all’arbitro che ti gioca contro, capita. Ma non siamo pronti all’ipocrisia di una squadra che si teneva in piedi solo all’apparenza, spaccata in fazioni e che ci raccontava favole fasulle. Il villaggio perfetto contro il resto del mondo viziato e malevolo. Una squadra che ci faceva soprattutto la morale, che a ogni intervista ce la menava con la storia del “gruppo unito”. Per non parlare poi della patria, della bandiera, dell’amicizia, del tutti per uno e dell’uno per tutti. Il crac dell’Italia è stato tecnico ma anche “etico”. Visto che l’etica, con questa nazionale, l’abbiamo spesso fatta giocare, tirata in ballo per i capelli.

Lo sfascio azzurro cui stiamo assistendo è unico e straordinario. Nemmeno a Germania 74, con Chinaglia che mandò a quel paese Valcareggi e spaccò le bottiglie d’acqua negli spogliatoi, accadde qualcosa del genere. Mai visto i senatori di una squadra, come Buffon e , attaccare così direttamente e spietatamente i colleghi più giovani. Dandogli della “figurina”. Mai visto un giocatore che risponde con i toni di Balotelli, dandosi del “negro”. O il suo spogliatoio e il mondo che lo circonda ha un cappuccio in testa stile Ku Klux Klan, oppure il nostro fa il furbo.  Penso che il vedere i propri giocatori tirarsi i piatti e tutte le vettovaglie di casa, sia stata la vera botta definitiva ma non ho mai visto un allenatore che per dimettersi tira in ballo un assedio mediatico che non c’è mai stato. Che vuol dire “Siamo diventati un partito politico”? Nulla, non vuol dire nulla. Se c’è una nazionale che ha avuto un consenso mediatico vicino al  piattume totale è proprio questa. Una nazionale senza critica. Forse perché tutti ci vedevano dentro la famiglia ideale. Riusciamo a capire soltanto adesso che la nazionale semplicemente non è stata una squadra. Parenti Serpenti dietro una facciata di felicità di cartone, solamente apparente. Un grandioso e falsissimo Truman Show.

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