IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - La difesa si ricompone, piano piano. Barzagli, che Prandelli considera l'indispensabile del reparto, ha rimesso piede in campo. L'andamento era, prevedibilmente, abbastanza lento, però la buona notizia è che lo juventino ricomincia a vedere la luce, dopo un campionato, al di là dei successi di squadra, vissuto spesso in infermeria, specialmente nell'ultimo mese e mezzo. Paletta sta meglio, si è allenato, è pronto per l'uso. Sirigu non si allena, è destinato a tornare in Italia, con Mirante che lascerebbe il ruolo di riserva. Il problema della difesa è che nessuno dei quattro centrali è al cento per cento, compreso Chiellini che si porta dietro una botta alla schiena. Se le fasce brillano, con il terribile esordiente Darmian, con il rigenerato dalla lontananza di Seedorf, De Sciglio, con Abate da sempre uomo di Prandelli, insomma il problema è "centrale".
I TORMENTI DI ANDREA
Altro che leader silenzioso. Barzagli si è costruito nel tempo il ruolo di leader assente, dell'insostituibile sostituito o sostituibile. Lo juventino e la Nazionale hanno un rapporto difficile ormai da un anno a questa parte. Ad esempio, risale a dodici mesi fa, 19 giugno 2013, Confederation’s, Italia-Giappone, l'ultima volta in cui si è ammirata la coppia Barzagli-Chiellini. Poi Andrea, o non c'era o si è visto in campo al fianco di Bonucci o addirittura De Rossi. Un anno pieno di tormenti azzurri e non solo. Barzagli ha saltato quasi tutta la fase decisiva dell'Italia nelle qualificazioni mondiali a settembre e ottobre. Nell'ultimo anno si è visto solo nelle sfide con la Germania e con la Spagna (amichevoli). Ha declinato la convocazione per il doppio confronto con Armenia e Danimarca e l'Italia è andata in bambola soprattutto nel gioco aereo. Out anche con Bulgaria e Repubblica Ceca, quella volta convocato e indisponibile, tant'è che Prandelli lo ha rimandato a casa appena dopo il confronto coi bulgari. Qui in Brasile c'è ma per ora è mezzo e mezzo.
Fatta la conta e il girata la ruota della fortuna, facile pensare che contro l'Inghilterra, Prandelli proverà a rischiare i centrali preferiti, Chiellini e Barzagli, con a destra Abbate favorito su Darmian, buono anche per l'altra fascia, e a sinistra De Sciglio. Pronto il piano B: a sinistra Chiellini, Bonucci al centro. Il piano C, ovvero i tre centrali con De Rossi abbassato, è una naturale opzione in corso d'opera. Curiosità futuristica: vai a vedere proprio dopo un anno, Prandelli riuscirà a proporre il quartetto titolare, lo stesso della Confederation’s, ovvero Abate, Barzagli, Bonucci e De Sciglio.
PARLANO GIORGIO E IGNAZIO
La difesa di Prandelli è cambiata nell'anima: fino all'Europeo era impenetrabile, ora è balbuziente. Perché? «Prima eravamo meno distanti e più intensi, ora abbiamo perso il filo e subiamo di più. Ne parliamo spesso, bisogna migliorare in fretta», parola di Chiellini, che non nasconde il problema. «Non dipende dal numero di attaccanti, è un fatto di testa. Prima riuscivamo a essere compatti, adesso meno. Bisogna essere squadra in tutto: vincono i collettivi, non i singoli. Basti guardare l'Argentina, ha Messi ma... Noi dobbiamo ancora carburare, sappiamo che la caratteristica dell'Italia è non fallire i grandi appuntamenti. Nessuno di noi ha staccato la spina, siamo più forti di quello che sembra. L'importante è non prendere gol». Un problema nel problema, infine: Chiellini gioca duro, la Fifa avrà la mano pesante con chi, ad esempio, alza troppo il gomito. «E' un problema che non esiste. In cento presenze sono stato espulso una sola volta». L'ottimismo di Abate. «La difesa? Bisogna stare attenti alle palle inattive»