IL TEMPO (G. GIUBILO) - Un dato statistico, stranamente passato quasi inosservato. Questa è la ventesima ediizione della Coppa del Mondo di calcio, nata in Uruguay nel 1930 e poi riproposta ogni quattro anni, con la lunga interruzione per gli anni della guerra. Alla ripresa, nel 1950, il Brasile ospitante soffrì la più atroce delle beffe, al Maracanà, lasciando il trofeo all’Uruguay nonostante una singolare formula gli consentisse di laurearsi anche con un pareggio.
Dopo sessantaquattro anni, i verdeoro tornano a giocare in casa inseguendo il sogno della vendetta. Che sarebbe meritata, perché nella storia del Mondiale è stato proprio il Brasile a guadagnarsi la vetta planetaria. E non soltanto per i cinque titoli conquistati, ma perché li ha vinti in tre continenti diversi da quello di appartenza, un traguardo difficilmente eguagliabile. Primo titolo in Svezia, e sarebbe stata la prima e l’ultima vittoria in Europa di una formazione estranea al Vecchio Continente. Poi sarebbero arrivati i trionfi in Nord America, Messico e Stati Uniti, ma anche nel Mondiale asiatico del quale l’Italia ricorda ancora le mascalzonate dello spacciatore Moreno. Nelle diciannove edizioni fin qui vissute, dieci ne ha vinte l’Europa, quattro per l’Italia, tre per la Germania, una per Inghilterra, Francia e Spagna. Proprio quest’unico alloro delle «furias rojas» merita una particolare attenzione, perché nessuna squadra europea aveva mai vinto fuori dai propri confini, e gli spagnoli misero il sigillo sulla prima rassegna iridata ospitata dall’Africa. La finale con l’Olanda sarà subito riproposta in Brasile, una delle tre sfide in calendario per la seconda giornata di gare.
Stasera dunque si alza il sipario: e secondo tradizione per altro non sempre rispettata, la partita inaugurale vedrà in campo i padroni di casa, in altre occasioni l’onore era stato riservato ai campioni in carica. Sembrano sempre, queste gare inaugurali, delle partite a senso unico, interpreti una protagonista molto attesa e una comprimaria, ma il Brasile farà bene a non fidarsi. Gli iridati francesi battuti dal Senegal a quattro anni dalla conquista del titolo vinto a Parigi sul Brasile. Ma vanno ricordati ancora l’Argentina beffata dal Belgio, i deludenti pareggi bianchi tra Inghilterra e Uruguay, tra Brasile e Jugoslavia e tra Germania e Polonia.
Ma c’è un ulteriore motivo di apprensione per i beniamini locali, legato alla designazione del giapponese Nashimura per la gara con la Croazia. Quattro anni fa, in Sudafrica, il figlio del Sol Levante (ma per i brasiliani almeno la maternità era in discussione) aveva diretto la sfida con l’Olanda, vinta dagli arancioni contro un Brasile ridotto in dieci per l’espulsione di Felipe Melo.
Ma insomma siamo ai primi passi, trepidazione per le verifiche legate alle contestazioni popolari nei confronti delle spese sostenute per impianti faraonici che forse non avranno futuro. E si dovranno fare i conti con gli scherzi del clima, anche se siamo in pieno inverno, da temere non soltanto escursioni termiche pazzesche, ma tassi di umidità terrificanti: fino a suggerire, come nel caso di Manaus teatro dell’esordio azzurro con gli inglesi, il ricorso ai timeout per evitare prioblemi fisici troppo pesanti.
Condizioni particolari, dunque, che non consentono pronostici netti, anche se il Brasile resta un favorito d’obbligo, per una competizione che prima del via ha perduto grandi protagonisti.
Fuori Ibra per il flop della Svezia, fuori Ribery e Reus per infortuni, altri in faticoso e frettoloso recupero, come Cristiano Ronaldo e Suarez, per non parlare dei disagi di Messi, di origine psicologica. L’Argentina e la Spagna le prime indiziate per contendere la leadership al Brasile, però la composizione dei gironi potrebbe creare periolosi incroci già dagli ottavi di finale. Potrebbero emergere clienti scomodi, a partire dal giovane Belgio ricco di talenti in grado di sopperire ai limiti di esperienza. E poi l’Africa, eterna incompiuta, che potrebbe progredire ulteriormente, grazie anche all’apporto di tecnici europei attenti alla tattica, Se riusciranno a evitare divagazioni fatali in passato, squadre come il Ghana e la Costa d’Avorio, da preferire a Camerun, Nigeria e Algeria, potranno giocare da protagoniste e riscrivere la storia.
Magari le condizioni climatiche potrebbero risultare ottimali per gli alfieri del Continente Nero, che godono di larghe simpatie da parte degli osservatori neutrali. Personaggi cone Drogba, Eto’o, Gervinho, Yaya Tourè si sono già guadagnati enorme popolarità.
Per tornare alla partita di stasera, tifo compatto del popolo di San Paolo per Neymar, il nuovo eroe di un Brasile che non dispone di grandi risorse realizzative, siamo fermi all’eterno Fred. La qualità non manca certamente neanche alla Croazia di Kovac, centrocampo nobilitato dalla presenza di Modric, artefice delle fortune del Real, ma anche di Rakitic e di Mandzukic, l’uomo di punta del Bayern in attesa di trasferimento, del giovane interista Kovacic. Premesso, posso assicurarlo per fin troppo lunga esperienza, che la gara di esordio di un Mondiale raramente regala spettacolo, nel divertimento è almeno lecito sperare.