GASPORT (A. CATAPANO) - Una pistola spara, tre uomini vengono colpiti, tutti tifosi del Napoli. Uno, gravissimo, resta a terra, ferito da distanza ravvicinata al torace. E’ un ragazzo di 30 anni, si chiama Ciro Esposito, è un ultrà. La pallottola lo ha raggiunto nella zona della spina dorsale, rischia di restare paralizzato: ieri sera, mentre la sua squadra del cuore conquistava la Coppa Italia in un clima surreale, lottava tra la vita e la morte prima in una sala operatoria del Villa San Pietro, l’ospedale romano della Cassia, poi nel reparto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli, più attrezzato per interventi di chirurgia toracica. Gli altri due sono stati più fortunati, se così si può dire: Alfonso Esposito, solo un amico del ferito più grave, anche lui di Secondigliano, è stato colpito a una mano; Gennaro Fioretti, 32 anni, di Mugnano di Napoli, è stato trasportato all’ospedale Santo Spirito con ferite a mano e braccio.
Chi ha sparato? «Il ferimento di tre ultrà del Napoli, poche ore prima della finale di Coppa Italia, non sembra essere collegato a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali», questo comunicava la Questura più o meno in coincidenza del fischio d’inizio. In realtà, secondo una successiva ricostruzione confermata dalle forze dell’ordine, i tre napoletani sarebbero stati colpiti alle 18.25 lungo via di Tor di Quinto, non lontano dall’Olimpico, dai colpi di un venditore ambulante di cui non si conosce ancora l’identità. Il gruppo di tifosi napoletani aveva appena parcheggiato all’interno di un piazzale indicato dalla polizia e, secondo la stessa ricostruzione, sarebbe rimasto vittima di un agguato di ultrà romanisti. Ne sarebbe nata una rissa e solo a quel punto, non si sa ancora per quale motivo, avrebbe fatto irruzione sulla scena il venditore di un chiosco, che avrebbe estratto la pistola e sparato a bruciapelo. Scatenando, un istante dopo, la reazione dei tifosi, che lo hanno colpito ripetutamente provocandogli un trauma cranico. Il venditore, infatti, è stato ritrovato dalle forze dell’ordine riverso a terra e con accanto la pistola con cui avrebbe sparato e numerosi bossoli esplosi. Non a caso in serata, dopo le cure mediche, è stato sottoposto al test del guanto di paraffina, proprio per stabilire se sia stato lui a sparare. Una ricostruzione che, però, non convince fino in fondo i parenti dei feriti. «A me hanno raccontato un’altra versione raccontava ieri sera lo zio del ragazzo colpito al torace : mio nipote è rimasto vittima di un agguato premeditato, mi hanno detto che un gruppo di romanisti è spuntato da una siepe e ha sparato». Ricostruzione che, ovviamente, ha subito fatto proseliti tra le decine di ultrà del Napoli accorsi in ospedale prima che ancora che terminasse la finale.
Un pomeriggio di follia Che ci fossero parecchi ultras romanisti nei dintorni dello stadio, fin dal primo pomeriggio, è confermato dal ricovero di un tifoso giallorosso, ferito alla testa e con una gamba fratturata nel corso di altri scontri con gli ultrà del Napoli e trasportato al Gemelli. Tor di Quinto, Ponte Milvio, lungotevere dei Mellini, l’intera zona di Prati per ore è stata il palcoscenico di un altro pomeriggio di ordinaria follia calcistica, che ha ingrossato il bilancio a 10 feriti, tre dei quali trasportati all’ospedale Sant’Andrea in codice verde. Sono stati gli ultrà napoletani, molti dei quali, almeno 300, giunti nei pressi dell’impianto senza biglietto di ingresso, a scatenare le ostilità contro le forze dell’ordine, colpendo con petardi e bomboni gli agenti che scortavano l’arrivo dei pullman dei tifosi. Scontri sono stati segnalati anche nei pressi del Ponte della Musica, al Flaminio, e a Ponte Duca d’Aosta. Roma Nord per ore è rimasta bloccata, con la circolazione paralizzata anche sulla Salaria, sulla Flaminia, sulla Tangenziale e ai caselli autostradali di Roma Nord e Roma Sud. In precedenza, tre napoletani che stavano per raggiungere la Capitale per la finale erano rimasti feriti nel corso di alcuni tafferugli tra opposte tifoserie nell’area di servizio di Pongiano (Rieti). Il pullman con i tifosi napoletani, secondo quanto accertato dagli investigatori, sarebbe stato aggredito da tifosi della Fiorentina. Ma non c’erano solo infiltrati romanisti tra i tifosi del Napoli e della Fiorentina. Secondo gli investigatori che nei giorni scorsi hanno monitorato forum e social network, ieri pomeriggio allo stadio Olimpico si sono dati appuntamento tifosi di mezza Italia: romanisti e laziali per regolare in strada qualche conto in sospeso con i napoletani, nella curva della Fiorentina erano infiltrati almeno un centinaio di veronesi, in quella del Napoli hanno trovato posto una cinquantina di genoani, una ventina di catanesi e perfino qualche rappresentante del Plovdiv, la squadra bulgara con cui recentemente gli ultrà azzurri hanno stretto un gemellaggio. Tutte queste infiltrazioni fanno pensare che per molti ultrà italiani la finale di Coppa Italia fosse una straordinaria occasione per organizzare l’ennesima guerriglia contro opposte fazioni e, ovviamente, contro il nemico comune rappresentato dalle forze dell’ordine. E, ancora una volta, oltre alla premeditazione, sono le capacità organizzative di questi signori e il modo con cui riescono puntualmente ad aggirare norme e divieti il fattore più inquietante. Ieri, per l’ennesima volta, il calcio italiano si è dovuto inchinare alla follia e alla violenza dei suoi ultrà, fuori e dentro lo stadio. E sposta poco se il ragazzo in fin di vita è rimasto davvero vittima del «gesto occasionale» di un folle.