GASPORT (M. GALDI / V. PICCIONI) - Ora è pure ufficiale: ad assaltare il pullman dei tifosi napoletani è stato un «commando ». I magistrati romani che stanno indagando sulla vicenda parlano di «almeno altre quattro persone» che portavano dei caschi integrali neri. L’«almeno» fa presupporre che potessero essere anche di più, mentre di sicuro sarebbero otto i tifosi napoletani che, insieme con Ciro Esposito, sarebbero corsi all’inseguimento degli aggressori: due già indagati (insieme a Ciro Esposito) per rissa e lesioni, gli altri sei in via di identificazione. I pm sono arrivati a queste conclusioni dopo aver ascoltato i testimoni. Gli interrogatori hanno portato anche a modificare il capo d’accusa ai napoletani, mentre resta invariato quello nei confronti di De Santis.
La ricostruzione Approfittando del traffico che bloccava i pullman dei napoletani, il gruppo guidato da De Santis cominciava una sassaiola accompagnata dal lancio di petardi. Veniva così colpito uno degli autobus (uno di quelli che proveniva dal Nord Italia) e in soccorso dei suoi occupanti e dell’autista che stava fronteggiando gli assalitori si lanciavano Ciro Esposito e i suoi amici. Partiti all’inseguimento, riuscivano a raggiungere il solo De Santis che, colpito più volte, esplodeva dei colpi di pistola per difendersi. Da una Benelli 7.65 e non una Beretta come era stato detto dalla stessa polizia nei giorni scorsi. E proprio sulla pistola ora si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti: è in corso la perizia balistica sull’arma e sui bossoli ritrovati, ma è stata disposta anche una consulenza per stabilire le distanze tra Daniele De Santis e i tre tifosi napoletani feriti. E ieri, proprio per ricostruire la dinamica dei fatti, è stata realizzata un’ispezione sul luogo del ferimento con testimoni, frequentatori del Ciak Village, e Digos per capire la dinamica e ricostruire anche come la pistola fosse poi finita nel cestino dei rifiuti.
La trattativa «Non ci può essere un’indagine sulla trattativa perché non esiste il reato di trattativa», la precisazione porta la firma del capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone. E non c’erano dubbi su questo dal punto di vista giuridico. Ma la trattativa, messa a nudo da una molteplicità di ricostruzioni nell’ambito della giustizia sportiva, ha provocato uno scontro politico capace di far litigare non solo governo e opposizione, ma anche Renzi e Alfano, e scatenare le reazioni di questura e prefettura che mercoledì hanno «infuocato» i telefoni di Coni e Federcalcio (tanto da costringere a un intervento «da giurista» del Procuratore federale Palazzi). Insomma, chi parla di trattativa «peste lo colga», come diceva un tempo Amedeo Nazzari. La Procura, comunque, non può restare ferma e il già nutrito fascicolo contro Gennaro De Tommaso (Genny ‘a carogna) si arricchisce. Ci finisce anche l’ipotesi di reato di «violenza privata e minacce», una specie di «traduzione» giuridica dell’ipotesi trattativa. I pm aspettano la relazione che i collaboratori della Procura federale (erano tre all’Olimpico e hanno lavorato fino alle tre di notte tra le proteste di tanti) hanno stilato sull’accaduto. La stessa relazione sulla quale ha lavorato il Giudice sportivo Gianpaolo Tosel (al quale probabilmente nessuno ha telefonato. Fortunatamente) e che ha smentito tutte le versioni istituzionali. Soprattutto quando ha raccontato dello sfondamento dei tornelli del settore distinti, dove quattro agenti di polizia sono rimasti feriti, uno in maniera talmente grave da rischiare danni alla vista. Una correzione di quanto detto alla Camera dal ministro Alfano, che ha parlato di «lievi ferite tra i poliziotti».
Le inchieste Quindi in realtà a Roma ci sono due inchieste: la prima su quanto avvenuto all’esterno dello stadio, che ha come parte principale il ferimento dei tre napoletani, con una piccola appendice sull’assalto a Ponte Milvio che ha allontanato da Tor di Quinto la polizia (quattro indagati attualmente e si cerca di identificare gli altri sei napoletani e gli almeno altri quattro romanisti); l’altra riguarda i fatti all’interno dello stadio con due indagati al momento per reati da stadio, uno di questi anche per violenza privata e minacce (De Tommaso). Non si escludono però nuovi e interrogatori e altri indagati dopo che i pm avranno ascoltato i collaboratori della Procura federale e gli steward che hanno riferito delle minacce. Insomma, mancano ancora diversi pezzi di verità all’appello.