LEGGO (F. BALZANI) - «Sono triste perché ha perso la Curva Sud. Non so se andrò più allo stadio». È l’incipit di una delle tante lettere e dei tanti messaggi amari pubblicati ieri dai tifosi della Roma su forum e social network. Da quelli che domenica contro la Juve hanno provato a sostenere la squadra e che hanno ricevuto schiaffi, minacce e spintoni da chi, invece, non voleva cantare, non voleva tifare e soprattutto non voleva essere contraddetto.
Il motivo? In pochi lo conoscevano. Nessun volantino, nessuna spiegazione. Il motivo della protesta di domenica è confuso, forse perché figlio del caos che regna intorno al fattaccio di Tor di Quinto, a quella sparatoria che, di fatto, ha aperto una nuova era. «Stamose zitti!», il comando arrivato a pochi minuti dal fischio d’inizio da parte di un gruppo di mille persone: per Daniele De Santis «ricoverato in gravi condizioni », contro il Daspo a Genny a’Carogna, contro i media, contro la «coreografia» Sky e perché «non hanno fatto entrare le bandiere». E i cori anti Napoli? «Un dispetto verso chi ha fischiato il nostro sciopero dai Distinti e che nelle altre partite non canta mai». Perché la curva è loro, perché «senza di noi allo stadio non ci sarebbe spettacolo». Per fortuna della Roma e della maggior parte dei tifosi, nonostante i cori fossero stati chiari e inequivocabili, il Giudice sportivo ha inflitto “solo” 50mila euro di multa perché «il coro è stato percepito soltanto in alcune zone dello stadio».
Sotto inchiesta della Procura sono finiti invece gli striscioni pro De Santis. «Nessuno critica le loro scelte, ma si deve essere liberi. Poi ste regole ultras non mi pare ci siano sull’abbonamento...», sbotta un tifoso in radio. «Se non vi sta bene, cambiate settore», risponde un altro. In un dibattito mediatico difficile da gestire una certezza: gli spari di sabato 3 maggio hanno sancito la rottura totale proprio nella stagione della rinascita della Roma.