GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Uno veniva considerato un predestinato, l’altro un buon giocatore favorito da un’illustre parentela. Nella Polonia di qualche anno fa, due portieri poco più che ragazzini erano ritenuti all’altezza dei grandi club d’Europa. Si chiamavano Lukasz Skorupski, il predestinato classe 1991, e Wojciech Szczesny, 1990, il figlio d’arte. La storia sembrava già scritta, la realtà ha ribaltato le previsioni: il primo ha debuttato solo domenica in Serie A, il secondo è il titolare dell’Arsenal da qualche anno e difende i pali della nazionale, cosa che invece il romanista ha fatto una volta nel 2012.
Genova per lui «Ma la Roma, con Lukasz, ha un grande futuro », ha garantito Morgan De Sanctis, il titolare che ha giocato tutte le partite, tranne una in Coppa Italia e quella contro i bianconeri di domenica. Anche a Genova lascerà la porta al giovane collega, che Garcia vuole vedere — ancora — alle prese con una partita vera (o presunta tale) dopo che nelle amichevoli estive aveva mostrato qualche incertezza. A Salonicco, prendendo gol su punizione su un tiro tutt’altro che irresistibile, si era buttato giù: lo hanno aiutato Lobont e lo stesso De Sanctis, che in allenamento lo hanno trattato, visti i quasi 15 anni di differenza, come un fratello. E lui, stando a quanto mostrato con la Juventus, è cresciuto, anche grazie al lavoro da preparatore (e padre) di Guido Nanni.
Ivan Drago L’istinto lo ha sempre avuto, la reattività pure e quel paragone con Ivan Drago, il pugile russo che più di ogni altro ha messo paura a Rocky Balboa, lo ha aiutato a mantenere la freddezza necessaria quando il campo era un miraggio e la vita scorreva, senza calcio, a casa con la fidanzata Weronica: in questi mesi Skorupski, 23 anni compiuti da qualche giorno, è cresciuto molto sotto lo sguardo di Garcia, che lo osservava da vicino anche durante gli allenamenti più specifici, e sotto lo sguardo, seppure lontano, di Boniek, ieri romanista e oggi presidente della Federcalcio polacca.
I complimenti di Zibì «Mi piace e so che piace molto anche all’allenatore — dice Boniek —. De Sanctis è molto forte e ha fatto una stagione strepitosa, ma lui è promettente: perché è bravo e perché sa parare bene, anche conclusioni molto difficili ». Boniek ha visto la partita contro la Juventus ed è rimasto sorpreso dalla prestazione del suo connazionale: «È andato benissimo e a dir la verità non mi aspettavo che potesse fare una partita del genere. E non perché non sia bravo. È solo che, avendo giocato soltanto una volta in questa stagione, in Coppa Italia, pensavo potesse essere nervoso e pagare l’inattività ». Questo lo autorizza a sperare in un ritorno in nazionale? «Non lo so, perché abbiamo una scuola di portieri importanti: i due dell’Arsenal (oltre a Szczesny, c’è anche Fabiansky),
Boruc e altri... Ma lui deve continuare a lavorare». A scuola Continuare a lavorare appunto, che nello specifico significa: mantenere l’ottima forza elastica (non scontata per uno alto un metro e 90) e la reattività che gli permette di andare velocemente a terra, crescere sulle uscite a contrasto, perfezionare quelle in avanti. E poi deve imparare, bene, l’italiano: lo capisce tanto, lo parla poco. Per questo in estate, avrà anche i libri da leggere e studiare. Non sarà tanto da predestinato, ma in fondo lo ha fatto anche Szczesny coi manuali d’inglese.