GASPORT (A. CATAPANO) - A una settimana dalla sparatoria di Tor di Quinto, è la pistola la chiave di questa indagine. Chi ha portato sulla scena del crimine la Benelli 7.65 (arma poco frequentata dai criminali romani) con matricola abrasa? In quanti l’hanno maneggiata? E davvero è servita «solo» a ferire i tre tifosi napoletani (il più grave, Ciro Esposito, resta in prognosi riservata) — come sostengono i pm Albamonte e Di Maio — o, esauriti i colpi, è stata utilizzata anche per colpire lo sparatore, come ha scritto nella sua ordinanza il gip Giacomo Ebner? Lunedì gli esami delle impronte e del sangue ritrovato sulla pistola forniranno qualche certezza in più. Mentre, per quanto riguarda i fatti avvenuti dentro l’Olimpico, mercoledì o giovedì la 1a sezione della Corte federale discuterà il ricorso d’urgenza presentato dal Napoli contro la chiusura per due turni del San Paolo.
Dubbio Chiarito che l’aggressione ai tifosi napoletani a Tor di Quinto non è stata l’iniziativa di un singolo folle ma un agguato, magari maldestro, di un piccolo commando romanista (una decina di persone, a cui la Digos sta dando la caccia), solo sull’autore degli spari non sembrano esserci dubbi: il 48enne Daniele De Santis, un ultrà fascista lontano dall’Olimpico dal 2010, che avrebbe radunato al civico 57 di via Tor di Quinto, dov’è di casa, un gruppetto di persone (coperte da caschi), insieme avrebbero attaccato un pullman di napoletani, poi, abbandonato dai suoi compari e vistosi sopraffatto dalla reazione degli aggrediti divenuti aggressori, avrebbe estratto la Benelli e fatto fuoco, ferendo Ciro e Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti (i tre compagni di trasferta, uno dei quali trovato in possesso di un coltello, i primi a reagire). Nemmeno l’esame dello stub solo parzialmente positivo ha fatto sorgere dubbi ai pm, certi che De Santis sia stato il solo a maneggiare la pistola, eppure il gip ha scritto che Gastone, successivamente, è stato colpito alla testa col calcio della sua stessa arma. Dubbio da chiarire lunedì.
Acqua Ieri, intanto, i pm hanno riascoltato i tre testimoni che per primi hanno soccorso De Santis. Sono i gestori del Ciak Village, la regista Donatella Baglivo, il compagno Ivan La Rosa e l’amica Anna. Con loro i pm hanno ricostruito le dinamiche del ritrovamento della pistola e chiarito che effettivamente sarebbe stata usata una pompa d’acqua per respingere ulteriori assalti dei napoletani, elemento che avrebbe potuto alterare i residui di polvere da sparo trovati sulla mano destra di De Santis. Il tutto nel giorno in cui il pm Pierluigi Cipolla ha chiesto la condanna di nove agenti di polizia, accusati di lesioni gravissime, per il pestaggio inflitto a Stefano Gugliotta la sera del 5 maggio 2010, quando era in programma la finale di coppa Italia tra Roma e Inter. Un’altra storia, non meno dolorosa.