IL TEMPO (E. MENGHI) - Basta chiacchiere da bar e basta illusioni. Garcia in un colpo solo mette fine al sogno scudetto della Roma e alle polemiche «provinciali» scambiate con Conte in una settimana dialetticamente molto accesa. Si è spento invece lunedì sera l’ambizioso progetto della «remontée» e, per la prima volta, è lo stesso Rudi a spazzar via la briciola di speranza rimasta: «Non mi aspetto più nulla. Per me il campionato è chiuso, il nostro risultato non cambia niente». Non cambia la classifica, non cambia l’esito di una stagione bella ma «senza titoli», come sottolinea amaramente e «mourinhanamente» il tecnico francese.
Assenza di stimoli non vuol dire però vacanze anticipate. «Andremo a Catania per vincere, soprattutto perché vogliamo allungare la striscia di successi. Abbiamo fatto nove vittorie di fila, voglio la decima. È importante anche per l’anno prossimo continuare a giocare bene e vincere. Un professionista si vede quando non ci sono più obiettivi di classifica e deve giocare al massimo per il rispetto del campionato e dell’avversario».
Garcia rispetta molto anche la Juventus, che sarà all’Olimpico tra una settimana, probabilmente con il terzo trofeo di fila già in bacheca. E, dopo la resa dichiarata, scattano i complimenti: «È una grande società con grandi giocatori. Ma se ha fatto questo campionato è anche grazie a noi, perché abbiamo spinto tanto dietro. E penso che se noi abbiamo fatto questa stagione da record è anche grazie alla Juve, che è andata avanti velocissima».
Brava Roma, brava Juve, ma Conte? Nessun cenno all’allenatore bianconero nelle congratulazioni. «Non contate su di me per continuare a giocare nel cortile della scuola. Io suono la campanella della ricreazione». Rudi fa il bidello e mette ordine. Perché se è vero che dal campionato italiano «si impara giorno dopo giorno qualcosa», stavolta è lui a dare una lezione a chi lo conosce e lo respira da più tempo. Adesso si torna in classe a studiare per arrivare preparati al prossimo anno: «Giocheremo la Champions e faremo di tutto per rappresentare l’Italia con voglia e onore. Sarà importante che la Roma faccia cose importanti in Europa, anche per il ranking».
Il primo modello che gli viene in mente sembra un po’ una provocazione verso la Juventus, che ha la ferita ancora fresca: «Il Benfica è un esempio da seguire. L’anno scorso ha perso tutto e quest’anno ha vinto il campionato, è in finale della Coppa di Lega del Portogallo ed è in finale di Europa League. Noi non vinceremo nulla, ma l’anno prossimo dovremo fare surf sull’acqua positiva che abbiamo sotto di noi». Cercando di non affogare. È successo inaspettatamente anche a Guardiola di ritrovarsi dall’esaltazione alla ghigliottina mediatica e Garcia si dice preparato a una possibile tempesta: «Non temo niente ma non sono ingenuo, quando si vince è sempre più facile avere un ambiente positivo. Su questo gruppo non ho alcun dubbio: il carattere c’è in tutte le linee della squadra e nello staff. Dobbiamo lavorare per diminuire gli infortuni, perché saranno più gravi l’anno prossimo se non avremo una rosa più ampia».
Continua a chiedere rinforzi alla società e per una volta ha voglia di parlare di Pjanic: «”Mire” ha detto che sta benissimo qui, che i tifosi lo amano e che vuole rimanere, ma questo non è uscito. Quando gli è stato chiesto come trova il Psg, lui ha risposto in maniera educata. E chi dice che non gli piace il gioco del Barcellona dice bugie, lui è stato sincero». Garcia spera solo che non si faccia attirare dalla bellezza blaugrana o dai soldi parigini: «Sono molto ottimista per il rinnovo. Preferisco vederlo alla Roma: se resterà, lo farà con tanto piacere. È importante non solo per il mio gioco, ma per il calcio». Non lo dice da tecnico, ma da acculturato di sport.