GASPORT (A. CATAPANO) - È stato l’ultrà romanista Daniele De Santis a sparare, ma non è stato il solo a tendere un agguato ai napoletani che sfilavano lungo via di Tor di Quinto. Con lui, prima che tirasse fuori la pistola, c’erano almeno altre tre persone, a cui gli investigatori stanno dando la caccia. Non è tutto. Con il passare delle ore, si fa largo l’ipotesi che sabato pomeriggio nelle strade intorno allo stadio Olimpico, soprattutto a Ponte Milvio, fossero tanti i romanisti a caccia degli odiati napoletani, e che solo l’intervento massiccio delle forze dell’ordine, contro cui poi in effetti gli ultrà si sono scagliati, abbia limitato i contatti tra le due tifoserie. Questo spiegherebbe anche perché, nel momento in cui si è consumato il dramma, la zona di Tor di Quinto, più distante dallo stadio, fosse sguarnita di agenti. E infine, per completare il quadro, spunta pure l’ipotesi di un nuovo filone di indagini. La Procura, infatti, sta approfondendo quanto accaduto all’interno dell’Olimpico nei minuti concitati che hanno preceduto la finale, quelli della famigerata (e smentita) «trattativa », per capire se siano stati commessi reati. Ma procediamo con ordine.
Testimonianze e video Dunque, l’ipotesi di un commando giallorosso in azione sulla scena della sparatoria da ieri è contenuta anche nell’informativa — una ventina di pagine — che la Digos ha consegnato ai magistrati. Anche se, ufficialmente, l’azione di Gastone continua ad essere «un folle episodio, una provocazione da parte di un singolo», come ha ribadito ieri il capo della Digos romana Diego Parente. Il 48enne De Santis, che nel frattempo è stato trasferito in un ospedale top secret (le sue condizioni restano gravi), è stato inchiodato da tre testimoni che lo hanno visto impugnare la pistola e sparare. Mentre è un’altra testimonianza, di un tifoso del Napoli ritenuto attendibile, a collocare sulla scena gli altri tre, che avrebbero partecipato insieme a De Santis al lancio di bombe carta e petardi, ma poi sarebbero stati più veloci di lui a sfuggire alla reazione, molto violenta, degli ultrà napoletani, che la Polizia sta cercando di identificare grazie ai video. In un filmato amatoriale girato dall’interno di un pullman, che da ieri circola in rete, si vedono gli ultrà napoletani incappucciati e armati di bastoni e si sentono degli scoppi, probabilmente colpi di pistola. Materiale per cui il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Antonino Di Maio hanno chiesto la convalida degli arresti. De Santis continua ad essere accusato di tentato omicidio, detenzione d’arma illegale e rissa. I tre feriti napoletani — compreso il più grave, il 30enne Ciro Esposito, ancora in condizioni molto critiche — di rissa aggravata. Sul loro destino il gip deciderà mercoledì dopo gli interrogatori di garanzia. «Ma come? Mio figlio rischia la vita e scopro dai medici che si trova in stato di arresto e io non posso nemmeno vederlo — protesta la mamma di Ciro, la signora Antonella Luardi —. Viene trattato come un delinquente, eppure è stato quasi ammazzato».
E dentro lo stadio? L’ormai celeberrimo Gennaro ‘a carogna è stato tra i primi a presentarsi al Gemelli nella notte tra sabato e domenica, per dare la sua solidarietà al tifoso ferito. Sul ruolo che il capo ultrà ha svolto dentro l’Olimpico, nei minuti della trattativa, presto potrebbero indagare anche i magistrati, che guardano con attenzione al rapporto che gli ispettori della Figc invieranno oggi alla procura federale, nel quale, secondo fonti attendibili, ci sarebbe più di un elemento a carico di De Tommaso. Sarebbe stato lui, con la complicità del Napoli, a pretendere e a ottenere dalle autorità di parlare con Hamsik. Al momento per ‘a carogna la Procura di Roma ipotizza i reati di interruzione di pubblico servizio e violenza privata. Ma se i magistrati dovessero riscontrare che il ruolo di De Tommaso è stato decisivo, scatterebbe il reato di estorsione. E la muraglia eretta dalla Questura — «Nessuna trattativa con gli ultrà» — cadrebbe miseramente.