IL SOLE 24 ORE (M. BELLINAZZO) - Doyen Sports sbarca in Italia. La società di investimento che in questi anni ha contribuito in maniera determinante a cambiare il volto del calcio mondiale, conferendogli un livello finanziario sempre più sofisticato, dopo il Sudamerica, la Penisola iberica e l’Est Europa, è pronta a scendere in campo a fianco dei club della Seria A. Quella che si annuncia come una rivoluzione per il calcio italiano, in un momento cruciale della sua storia, viene anticipata al Sole 24 Ore dal Ceo di Doyen Sports, Nelio Lucas. Dopo la notizia dell’interesse per la Premier league, Lucas annuncia infatti «l’imminente avvio delle operazioni di Doyen in Italia», con un budget complessivo per questo “debutto” pari a 200 milioni di euro. «Come testimoniato dalla realtà spagnola e portoghese – sottolinea Lucas – fondi e società di investimento rendono le società sportive maggiormente competitive, facilitando la raccolta di risorse finanziarie e migliorando le condizioni contrattuali relative ai contratti di acquisto e cessione dei giocatori».
Doyen Group, attraverso la Doyen Sports Investments Limited, che ha sede legale a Malta, in territorio Ue, ha collaborato – sostenendole attraverso varie formule, dal finanziamento per l’acquisto di giocatori, alla ristrutturazione del debito, alle sponsorizzazioni – con numerose squadre come l’Atletico Madrid, il Siviglia, il Porto e il Benfica, per citare solo alcune di quelle che hanno raggiunto le finali nelle principali competizioni continentali nelle ultime stagioni.
Tenere fuori dalla porta fondi e società di investimento per un calcio alla continua ricerca di nuove risorse sembra impossibile. L’intervento sempre più diffuso di operatori finanziari, d’altro canto, comporta rischi crescenti (in ogni caso non del tutto inediti per il settore) legati alla opacità di certe strutture, al riciclaggio, all’eccessiva influenza su club e atleti. Pericoli aggravati però soprattutto dalla mancanza di una disciplina chiara e rigorosa. «In un mondo evoluto – spiega il Ceo di Doyen Sports – l’attività dei fondi e delle società di investimento non dovrebbe rappresentare un pericolo per il calcio a condizione che questi soggetti agiscano nel rispetto di tutte le normative vigenti e che, soprattutto, essi non influenzino né le società sportive con riferimento ai rapporti tra queste ultime ed i calciatori, né l’indipendenza delle società sportive stesse».
Il modus operandi tradizionale di società e fondi è incardinato, specie in Sudamerica, sulle cosiddette “Tpo” (Third-Party Ownership), ovvero l’acquisto della proprietà di una percentuale del cartellino dei calciatori da parte di privati (gli stessi calciatori o i loro agenti) con la prospettiva di beneficiare di una parte dall’eventuale plusvalenza quando tali giocatori sono “riacquistati” dalle società di calcio. In Italia, così come in Premier dove le Tpo sono state bandite dopo il caso Tevez e Mascherano, i due giocatori argentini “affittati” nel 2006 al West Ham dal fondo d’investimento Media Sports Investments di Kia Joorabchian, (ma si era ancora nel Far West dal calcio-finanziario), «il modello di business principale della Doyen – precisa Lucas – sarà quello dell’assets based lending ed esso sarà applicato esclusivamente alle società di calcio, cioè il prestito di denaro a queste società correlato al potenziale aumento del valore del calciatore. Queste operazioni e quelle ad esse collegate dovranno essere valutate e considerate dalle società sportive nell’applicazione del fair play regulations della Uefa posto che Doyens opera direttamente e solo con le società di calcio, mai con i calciatori e/o con i loro agenti».
Si tratterà, per semplificare, di un prestito fatto da Doyen al club per l’acquisizione di un calciatore, che quindi sarà al 100% della società, con la facoltà per quest’ultima di restituire, a determinate scadenze, la somma più elevata tra il capitale e gli interessi e l’eventuale plusvalenza realizzata dalla cessione. Un modello che potrebbe essere implementato attraverso formule di debito, di equity o di joint venture a seconda dei casi. Peraltro, questo modello, che gli avvocati italiani di Doyen stanno codificando, fra un paio di settimane potrebbe essere “ratificato” dalla Fifa nel Congresso di San Paolo.
Il budget iniziale di Doyen Sports pari a 200 milioni servirà per il 50% a finanziare i club nel prossimo calciomercato, per il 20% a coprire altre necessità delle stesse società (come la ristrutturazione dei debiti), per un altro 20% ancora ad affari sui diritti di immagine e per un altro 10% al potenziamento delle politiche commerciali, di marketing e di scouting.