IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Ambizioso. Anzi,molto ambizioso. Eancheunfilinopermaloso. Ma soprattutto maniacale. Ecco le etichette di fine anno o giù di lì affibbiate a Rudi Garcia, il tecnico che ha stracciato tutti i record della storia della Roma; l’uomo che, facendo gonfiare il petto dei tifosi giallorossi, si è (ri)messo a fare a botte (dialetticamente, per carità...) con l’odiata Juventus. L’allenatore della Rinascita, del ritrovato orgoglio e della promozione diretta in Champions. Per riuscire a fare tutto, a Trigoria ha operato una mezza rivoluzione. O, per essere meno traumatici, ha cambiato un sacco di cose. Confortato, in questo, dall’ok sistematico e convinto della società. Ha fatto il capo, Rudi. E a giudicare dai risultati, l’ha fatto bene. Molto bene.Non acaso, ilfranceseadorauncollega come Mourinho, abilissimo nel gestire inprima persona sia il dentro che il fuori di una squadra di calcio. Piccole, grandi cose. O grandi,piccole cose. Aveva cominciato, per dirne una, aRiscone numerando a sorpresa le bottigliette d’acqua durante gli allenamenti per non sprecarla oppure costringendo Totti e compagni a correre con i parastinchi. Ha proseguito, per dirne un’altra, con il modificare lo schieramento in aereo dei giocatori, prima tutti davanti, adessotutti dietro.
LA FORZA DEL SORRISO Banalità? Manie? Ma contano i risultati o no? Eppoi se uno è capo, decide quello che vuole e come lo vuole. Così quando Rudi ha cancellato la mini tournèe di novembre in Indonesia, nessuno ha fiatato. E quando ha stabilito che Trigoria andava blindata, «perché è una groviera», la società ha immediatamente dato ordine di partire con i lavori. Discorso simile quando il francese ha decisocheTrigoriaera troppolontana dall’Olimpico e che, quindi, sarebbe stato meglio andare in ritiro in unalbergoaduepassi dallo stadio per non far svanire nel traffico la concentrazione post riunione tecnica. Ha avuto fin da subito rapporti diretti con gli abitanti di Trigoria, pretendendo che tutti gli desserodel tu.Perlui l’addetto alle pulizie o l’amministratore delegato non fanno differenza: il saluto mattutinoper entrambinonmanca mai. Garcia ha sempre tenuto la porta del proprio spogliatoio aperta, non soltanto ai giocatori: disposto al dialogo e pronto acambiare rotta, se convinto della bontà del consiglio. Avrebbe voluto, ad esempio, tenere sempre la conferenza- stampa a due giorni dalla gara poi ha accettato il suggerimento di farla il giorno prima. Da qualche mese viaggia al ritmo di un paio di interviste a settimana e prima di ogni incontro vuol sapere tutto di chi avrà di fronte e della testata che rappresenta. E, alla pari dei suoi più fedeli collaboratori Fichaux e Bompard, conosce (per averli ascoltati) più di un conduttore o opinionista radiofonico di matrice giallorossa. Non gli sfugge niente, sottolineano a Trigoria. E nulla lascia al caso. Tipo la cena post gara in notturna direttamente all’Olimpico per controllare alimentazione e recupero. Oppure chimandare a far foto con i bambiniprimadella partita nel Settore Famiglia. Una precisazione: non hasoltanto unagiacca, quella scura che indossa da sempre - rigorosamente senza cravatta - in sala stampa o in tv, ma con quella si sente più a suo agio. Valli a capi’ ’sti fuoriclasse