Roma-Milano, andata e ritorno

24/04/2014 alle 10:16.
liedholm

IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Se parliamo dei tantissimi doppi ex di Roma e Milan i primi nomi che ci vengono in mente sono per forza di cose quelli di Nils Liedholm, Agostino Di Bartolomei e Carlo . Il più importante degli allenatori che si sono seduti sulla panchina giallorossa, il capitano dei capitani della Roma insieme a e il “bimbo”, che nella Capitale visse gli anni della sua adolescenza calcistica e a Milano quelli della maturità. Sia Agostino che Carletto, poi, furono tra gli allievi prediletti del Barone, che nei suoi continui viaggi di andata e ritorno tra Roma e Milano si è spesso portato dietro i pupilli lanciati o conosciuti dall’una o dall’altra parte. Liedholm, che sulla panchina giallorossa arrivò alla metà degli anni ’70, in precedenza era stato uno dei più forti calciatori di sempre della storia del Milan, nel quale dette vita al famoso “Gre-No-Li” insieme ai connazionali Gunnar Gren e Nordahl, che chiuse la carriera proprio nella Roma, poi guidata pure nelle vesti di allenatore.

Dopo quella prima esperienza da mister giallorosso Liedholm tornò in rossonero per vincere lo scudetto 1978-79 (quello della stella) e tornare subito nella Capitale allettato dalle proposte di Viola, neo-presidente della Roma. Qui, dal 1979 al 1984, costruì un ciclo d’oro, ma dopo lo storico scudetto 1982-83 e la finale col Liverpool tornò al Milan, dove si portò il nostro capitano per sempre, Agostino Di Bartolomei. Per Liedholm, però, i viaggi Roma-Milano- Roma non erano finiti, e nella Capitale tornò nell’87 (fino al al 1989) e poi nel ‘97 al posto di Carlos Bianchi. Tuttora è l’allenatore con più presenze sulla panchina della Roma: 324. Ma se la nostra storia non poteva che iniziare con questi tre nomi così importanti, poi non può che proseguire con personaggi comunque indimenticabili.

Tra questi Fabio Capello, centrocampista e mister vincente di entrambe le squadre; Franco Tancredi, para-rigori della Roma anni ’80 dopo che in gioventù aveva fatto il secondo di Albertosi nel Milan; il povero Aldo Maldera, terzino sinistro col vizio del gol cresciuto in rossonero e romanista a partire dall’83, con tanto di permanenza nella Capitale anche come allenatore della Primavera; Christian Panucci, pilastro della Roma di Spalletti dopo aver vestito la maglia del Milan e Romeo Benetti, mediano d’acciaio a Milano e sul finire a Roma, dove allenò anche la squadra Primavera vincitrice del torneo di Viareggio. Della Primavera è stato mister anche Angelo Sormani, milanista e romanista in campo come il grande “Pepe” Schiaffino, che a Milano giocò da giovane e a Roma venne sul finire della carriera. Nomi che hanno fatto la storia del calcio non solo italiano, ma mondiale, proprio come Karl Heinz Schnellinger (difensore della Germania protagonista della celebre semifinale di Messico ’70, portato in Italia dalla Roma e poi venduto per far cassa al Milan) e il campione del mondo Fulvio Collovati, lanciato nel Milan da Liedholm e poi romanista proprio col Barone dall’87 all’89’ insieme a Daniele Massaro (altro campione di Spagna ’82), che il Milan prestò alla Roma nell’88-89. Alla lista vanno poi aggiunti Francesco Antonioli, il del terzo scudetto giallorosso lanciato nel grande calcio dal Milan e “Pendolino” Cafu, suo compagno di squadra nella Roma tricolore che poi lasciò proprio per approdare al Milan.

Quindi Maurizio “Ramon” Turone, lanciato dal , splendido nel Milan degli anni ’70 e nella Roma di inizio anni ’80, in cui segnò un gol annullato che non sarà più dimenticato; Fabio Cudicini, il “Ragno Nero”, giallorosso nei primi anni ’60 (in cui vinse la Coppa delle Fiere) e milanista con tanto di Coppa dei Campioni in bacheca sul finire del decennio e Pierino Prati, suo compagno in rossonero e centravanti da urlo nella Roma del terzo posto del 1974-75 sempre con Liedholm, vero di trait-d’union della nostra storia di oggi. Un altro allenatore delle due squadre è stato Gigi Radice, che guidò il Milan negli anni ’80 e che nella Capitale visse la bella stagione del Flaminio (1989-90). Poi ci sono il biondo Ruben Buriani, polmone di Liedholm in rossonero ed Eriksson in giallorosso; Roberto Scarnecchia, il “cavallo pazzo” della fascia sinistra cresciuto nella Roma e poi emigrato a Milano sempre col Barone; Diego Fuser, un po’ anonimo su entrambe i fronti; Luciano Spinosi, che il meglio lo aveva dato nella e che nel Milan e nella Roma chiuse la carriera (dopo che in giallorosso l’aveva anche aperta); Pierluigi Pizzaballa, il dell’introvabile figurina Panini e Michele De Nadai, milanese di nascita e romanista sul finire degli anni ’70. E ancora: Amarildo e Nevio Scala, Malatrasi e Barison, Fontana e Benitez; Maini e il povero Pazzagli; Bet e Giorgio Morini; il “Condor” Massimo Agostini (che da ex segnò alla Roma l’1-1 al 92’ di una trasferta a S.Siro che i giallorossi avrebbero meritato di vincere) e il difensore Dario Bonetti, che fu il primo calciatore ad approfittare dello svincolo per passare proprio dalla Roma al Milan. Quindi gli attaccanti Vincenzi e Antonelli, che si affermarono in rossonero, ma che in giallorosso segnarono due gol storici: il primo della Roma in Coppa dei Campioni (Vincenzi) e quello di un 1-1 nel derby (Antonelli, che molti chiamarono “Dustin Hoffman per la somiglianza con l’attore americano). Nella nostra storia rientrano anche Petrini, Braglia, Pelagalli, Barzan, Pastore, Grosso, Renoso, Celio, Secchi, Menegotti, Amelia, Borriello, Aquilani, Mexes e Bojan, con questi ultimi due passati proprio recentemente dalla Roma al Milan al termine di trattative di mercato che hanno dato ragione alla società giallorossa.