IL ROMANISTA (V. META) - Dicono che certi treni passano una volta sola ed è per questo che vanno presi. Però ce ne sono anche altri, che passano in continuazione ed è per questo che è facile perderli. Doveva sentirsi così Adem Ljajic alla vigilia di una partita che per lui rischiava seriamente di somigliare a una sentenza: non l’avesse giocata dal primo minuto, sarebbe stato complicato non pensare a una bocciatura, l’avesse giocata e sbagliata, la sua storia con la Roma avrebbe potuto considerarsi al capolinea. In altri tempi si sarebbe lasciato infastidire da un pensiero così, adesso no, perché fare era troppo più importante che pensare. Così Ljajic ha pensato solo a giocarla: un gol, un palo, un assist.
Bella serata, no? «Sì, nelle ultime partite non avevo giocato molto – le prime parole di Adem a fine gara -, ma il calcio è così: è il mister che decide chi gioca, ma io sono sempre pronto e stasera (ieri, ndr) l’ho dimostrato). Sono uscito dal campo e ho dato il massimo per aiutare i miei compagni, va bene così. Ora mancano cinque partite e vediamo cosa ci sarà sul tavolo. Io sono arrivato qua perché ho voglia di giocare, poi arriverà il momento di parlare e allora vediamo che faremo». L’impressione è qualche sassolino da togliere dalle scarpe ci sia, ma rimandare tutto a fine stagione è in fondo una prova di maturità. «Quello di stasera un esame superato? Come ha detto il mister, lui decide e io do il massimo per aiutare i compagni. Ho fatto un assist, un gol e preso un palo. Mi piace però parlare della squadra, non di me. Se l’anno prossimo vestirò ancora questa maglia? Spero di sì, sono arrivato qui con l’idea di restare a lungo. Poi finite queste cinque partite ci sediamo e vediamo». Anche perché la prospettiva della Roma ha la colonna sonora della Champions League «e quella certo che la voglio giocare. Giochiamo il calcio più bello in Italia, creiamo sempre occasioni e vinciamo.Ed è così che vivremo anche la volata finale. Abbiamo dato un segnale importante stasera (ieri, ndr). Abbiamo giocato bene e vinto. Lunedì (domani, ndr) vediamo cosa faranno loro, secondo me avranno un po’ di pressione addosso. Di sicuro noi non molleremo fino alla fine».
Il gol all’Olimpico gli mancava dalla partita con il Livorno, era il 18 gennaio, sembra una vita fa. Da allora solo una gioia a Verona contro l’Hellas, qualche passaggio a vuoto anche in momenti importanti e ultimamente parecchia panchina e la sensazione di essere stato superato nelle gerarchie di Garcia pure dall’ultimo arrivato Bastos. Il tecnico, però, lo considera un talento e da lui si aspetta un rendimento (e anche un’applicazione) all’altezza delle sue doti naturali. Ljajic lo sa e ieri sera ha dimostrato una volta di più di cosa sia capace nelle serate giuste. D’altra parte, questa Roma totale aiuta tutti, anche quando ne manca la metà: «Mancavano tanti giocatori importanti, ma si vede che noi comunque siamo una squadra forte che può vincere ogni partita. Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto il nostro gioco e abbiamo portato a casa la vittoria». E magari pure un sorriso in più