IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un altro lunedì di speranza. Tanto vale sognare: la Roma, come quasi sempre in questo campionato, il suo dovere l’ha fatto e stasera può accomodarsi davanti alla tv per seguire, o meglio «gufare» come dice Conte, la Juventus. Con qualche speranza in più rispetto a una settimana fa, quando il Livorno aveva annunciato in anticipo che era a Torino solo per onore di presenza.
Totti passa il testimone a Di Natale: calendario alla mano, solo l’Udinese di Totò può riaprire un campionato virtualmente già chiuso e dare un senso alla volata finale. Altrimenti alla Roma non resterà che guadagnare sul Napoli i tre punti necessari alla matematica qualificazione diretta in Champions e crogiolarsi per i suoi record. Il primo l’ha eguagliato sabato, grazie alla vittoria numero 24 in campionato, tante quante quelle conquistate da Spalletti nel 2007/08 e Ranieri nel 2009/10. Due campionati chiusi al secondo posto, ma lottando a distanza con l’Inter per il primo fino all’ultimo minuto o quasi. Allora non bastarono rispettivamente 82 e 81 punti, ora i giallorossi potrebbero raggiungere quota 94 (+12 rispetto alla migliore annata di sempre con Spalletti)e guardare comunque i campioni dal basso.
Un destino amaro. Meglio non pensarci e cercare di costruire su una base solidissima una Roma ancor più forte. Come far crescere una squadra che ha la miglior difesa (20 gol subìti) e il secondo miglior attacco (68 contro i 69 della Juve) è la missione di Garcia e Sabatini. Il lavoro del diesse non si è mai fermato, ma non potrà non tenere conto delle indicazioni dell’allenatore. Che sabato gli ha inviato un messaggio preciso: «Non voglio giocare la Champions tanto per farla come mi è successo a Lille, ma avere la possibilità di passare almeno il girone». L’ambizioso Rudi chiede rinforzi, «perché dopo una stagione del genere qualsiasi allenatore vorrebbe confermare l’intera rosa e aggiungere qualche acquisto».
Il rinnovo di Pjanic è la questione più urgente: nei giorni scorsi la società ha recapitato al padre l’ultima offerta da circa 3.5 milioni più bonus oltre la quale non intende andare. Il bosniaco ultimamente parla da romanista convinto («questa squadra è fatta per vincere» ha scritto dopo il successo sull’Atalanta) ma a Trigoria attendono ancora la risposta sul rinnovo. Qualora fosse negativa saranno obbligati a cedere Pjanic al miglior offerente e sostituirlo: Garcia ha indicato il nome di Emre Can del Bayer Leverkusen.
Non è previsto il sacrificio di altri big. E non è affatto scontato il divorzio da Ljajic, rinfrancato dalla prestazione di sabato e difeso a spada tratta da De Rossi dopo il match. Detto questo una pedina verrà aggiunta all’attacco (Iturbe resta nel mirino, piace anche Denis), dando per scontata la conferma degli altri. A cominciare da Gervinho che fra serie A e Coppa Italia ha già eguagliato il numero di gol (11) realizzati in Inghilterra in due anni. Garcia si terrebbe volentieri anche Bastos che ieri ha invitato tutti i suoi compagni brasiliani alla festa della figlia.
Quanto alla difesa, Toloi, complice l’infortunio di Benatia che intanto aspetta il «ritocco» del contratto, cercherà di convincere il club a riscattarlo nelle ultime partite, Castan è intoccabile, Maicon ha un altro anno di calcio da regalare alla Roma, Torosidis e Romagnoli sono due jolly utilissimi, Dodò una scommessa che Sabatini intende rilanciare. Sulla carta può servire un altro centrale e almeno un terzino. I giallorossi hanno prenotato da tempo il giovanissimo Abner e a giugno accoglieranno Paredes e Sanabria. Il futuro, in fondo, è già iniziato.